una diversa neuropsichiatria infantile: scambio fra due npi

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Buongiorno, sono capitato per caso sul vostro sito e ho trovato una realtà insperata, di questi tempi. Penso di dare il vostro recapito alle persone che spesso mi contattano dalla Sicilia, se siete d'accordo.
Complimenti e cordiali saluti

Chiarissimo collega

Ieri quando ho risposto alla tua e.mail, non conoscendoti ho acconsentito alla tua richiesta dandoti una risposta molto generica.
Oggi cercandoti in internet ho avuto la piacevole sorpresa di scoprire che anche tu sei un neuropsichiatra infantile. Leggendo poi i tuoi scritti, dei quali condivido pienamente molte idee e contenuti, non ho provato più quel senso di solitudine che spesso avverto leggendo sul tema dell'autismo, ma anche su altri disturbi riguardanti la neuropsichiatria infantile, sempre le stesse tematiche a impronta genetica e neurobiologica con esclusione, a priori, di ogni aspetto affettivo - relazionale che in qualche modo possa fare riferimento all'ambiente di vita del bambino: i suoi genitori, la sua famiglia, l'asilo nido frequentato, la scuola, ecc. . E' come se la nostra attuale società occidentale cercasse in tutti i modi di difendersi, escludendo a priori ogni sua possibile nefasta influenza sullo sviluppo psicologico dei minori.

Non so quanti siamo in Italia i neuropsichiatri che concordiamo sull'importanza degli aspetti affettivo- relazionali e ambientali nella nascita, nell'evoluzione e nella terapia delle psicopatologie infantile ma penso che dovremmo fare squadra e cercare di far sentire maggiormente la nostra voce. Intanto, se vuoi, puoi prendere dal nostro sito per inerirli nel tuo blog, tutti gli articoli che ritieni più validi, nello stesso tempo se ti fa piacere puoi inviarmi qualche tuo articolo da inserire nel sito del Centro studi Logos.

Sperando in una proficua collaborazione ti ringrazio e cordialmente ti saluto

Emidio Tribulato

Caro collega,
condivido con te il senso di solitudine e isolamento in questa fase della neuropsichiatria infantile e psicologia dei bambini. A volte ho l'impressione di fare come Don Chisciotte contro ostacoli insuperabili o di ritrovarmi a svuotare l'oceano con un cucchiaino. Ho avuto un senso di sollievo a scoprire il vostro sito e i tuoi scritti. E anche ammirazione per l'attività che mi sembra sei riuscito a promuovere. Ho messo un link per segnalarlo e sicuramente segnalerò alcuni tuoi scritti.
Mi sostiene nella mia attività residua ( ormai in pensione...) il vedere e avere contatto online con tante famiglie devastate dall'attuale modello dominante nei servizi pubblici e privati, anche se ho il senso di avere troppe poche forze per quello che bisognerebbe fare per provare a cambiare la situazione. Indubbiamente bisognerebbe provare a raccogliere le forze disperse ma che qua e là esistono. Proviamo, se son rose fioriranno.

Cordialissimi saluti

Se sei d'accordo metterei questo scambio su un forum del mio sito, per provare a dare visibilità a questi temi , magari può attirare la partecipazione di qualcun altro. Lo lascerei visibile e aperto anche ai non specialisti, genitori, altri operatori, ovviamente controllati.

Centro Studi Logos Messina

Caro collega

Sono perfettamente d'accordo con la tua iniziativa. La cosa più strana che noto è che gli stessi docenti universitari che insegnano in psicologia o nelle scuole di specializzazione in neuropsichiatria infantile che mai accetterebbero le nostre tesi sono gli stessi che poi mi inviano oltre ai tirocinanti e agli specializzandi anche bambini affetti da autismo e altre patologie affinchè li possiamo seguire nel nostro centro con le nostre terapie nelle quali l'ambiente familiare è sempre in primo piano!

Ancora un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro

Emidio

Mi sembra un riconoscimento alla bontà del lavoro che state facendo. La vostra impostazione, in base a quello che ho letto sul sito mi sembra molto condivisibile, rivolgendosi sia al bambino che alla famiglia che all'ambiente per stimolare esperienze che superino gli ostacoli che hanno frenato lo sviluppo del bambino e liberino la sua spinta vitale, da cui dipende la sua evoluzione. Come una piantina, che non si può tirare per farla crescere, si strapperebbero le radici, ma si deve seguire curando il terreno e proteggendola e liberandola da eventuali ostacoli e fattori dannosi.

Caro Gianmaria

Ormai da vari anni è presente nel mondo scientifico occidentale una netta tendenza a ricercare e valorizzare ogni elemento che possa condurre a delle cause genetiche o comunque organiche, le problematiche psicologiche presenti nei bambini. Contemporanemente si tende a sottovalutare, anzi ad escludere ogni possibile causa legata all'ambiente di vita del bambino. A tutto ciò hanno dato man forte i vari DSM che, utilizzando per fare diagnosi un sistema categoriale, tendono a stimolare i vari studiosi e operatori a ricercare il gene o l'area cerebrale che potrebbe essere interessata ad ogni manifestazione della sofferenza psicologica del bambino, piuttosto che vedere il bambino nella sua globalità, inserito nel suo ambiente di vita. Da tutto ciò sono nate le varie "epidemie" che inizialmente hanno riguardato i disturbi dell'apprendimento per poi ampliarsi a tutte le altre manifestazioni di sofferenza del bambino. Pertanto vi è stato un proliferare di diagnosi di autismo. ADHD, disturbo oppositivo provocatorio e così via, che hanno visto etichettare un'infinità di bambini che frequentano le scuole, come fossero dei barattoli di drogheria.

E' veramente penoso vedere trascurate se non proprio cancellate tutte le ricerche dei più grandi studiosi del passato che avevano ben collegato, i vari aspetti affettivo - relazionali instaurati dal bambino con i genitori e gli altri adulti, ai sintomi presenti durante l'età evolutiva.

Il motivo di questo genere di comportamento credo sia dovuto al rifiuto di accettare qualsiasi responsabilità dei genitori, degli educatori e della società in genere nella nascita e nello sviluppo delle varie patologie psichiche. Tutto ciò purtroppo sta avendo delle conseguenze disastrose nel campo terapeutico, poichè si affrontano i conflitti e la sofferenza del bambino come se fossero dei suoi "difetti" da curare, educare, rieducare o eliminare anche farmacologicamente e non come delle situazioni di disagio e sofferenza da capire e affrontare nel modo dovuto, aiutando i genitori e gli altri adulti ad adoperarsi per creare attorno ai minori un ambiente idoneo al loro normale sviluppo psicoaffettivo. Ho cercato di oppormi a questa deleteria tendenza scrivendo un grosso libro che ora è in due volumi "Il bambino e il suo ambiente" in modo tale da stimolare una maggiore consapevolezza del problema. Ma non so se vi sono stati dei risultati. Speriamo in un futuro!
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Emidio

Caro Emidio,
mi è arrivato il tuo libro, 'Autismo e Gioco Libero Autogestito' con la dedica, che ho molto gradito, (sia il libro che la dedica...). Mi sono subito messo a leggerlo, cominciando dalle conclusione e poi all'indietro, i capitoli clinici e da ultimo i primi due più teorici. Avevo già visto sul vostro sito quanto scrivevi sul 'gioco libero autogestito', ma il libro mi ha confermato ulteriormente che condivido le tue osservazioni e le tue raccomandazioni: credo che sia molto utile che tu abbia definito come tecnica terapeutica e dato un nome al modello di gioco interattivo che descrivi. E' in effetti incredibile come gli adulti molto spesso non sappiano stare con i bambini osservandoli senza prevaricare con le loro iniziative, fino a spesso a inibire i bambini, nel gioco e nel rapporto con loro, disturbando a volte il loro sviluppo e il loro apprendimento. E' anche incredibile che la gran parte degli esperti dell'autismo siano totalmente ciechi su questi aspetti ambientali relazionali e psicologici, che tu metti in luce coraggiosamente senza curarti del tabù che è caduto su questi aspetti a partire dall'ostracizzazione di Bettelheim in poi. E' in effetti molto difficile trattare con le famiglie in cui queste difficoltà arrivano a livelli patologici. Spesso, come nel caso che descrivi, si sottraggono e cercano interventi più 'tecnici' e rigidamente educativi, come quelli famigerati tipo ABA che vanno così di moda oggi. Si proteggono così dallo sconvolgimento emotivo che dovrebbero affrontare e che probabilmente sentono che non potrebbero sopportare.
I resoconti clinici descritti nel libro sono molto significativi e toccanti. La lettura mi ha fatto riandare indietro alle mie lunghe terapie con bambini autistici gravi, quando ero in formazione, in cui forse ero troppo impostato teoricamente e mi sfuggivano tante cose che poi faticosamente ho imparato a vedere. A differenza di quelli nel libro, erano casi andati male, forse troppo gravi, e progressivamente mi hanno fatto rinunciare alla psicoterapia individuale con casi così gravi. Una parte delle mie esperienze di allora sono confluite in un lavoro presentato a un congresso nel 1999 e sono descritte in alcune pagine del sito. Mi sono sempre più dedicato poi al lavoro con le famiglie progressivamente con bambini sempre più piccoli, per l'allarme destato dalla diffusione epidemica delle diagnosi di spettro autistico in età sempre più precoce. In effetti è emozionante quando nelle sedute di osservazione, insieme ai genitori preoccupati e angosciati, un bambino anche molto piccolo, chiuso difensivamente nel suo rifiuto, coglie. più o meno rapidamente, degli aspetti diversi nella situazione in cui si trova ed esplora circospetto il campo e si inoltra in una nuova esperienza di rapporto, attraverso il gioco, o il disegno, lasciando spesso stupefatti i genitori che assistono.
Sono quindi molto d'accordo con le tue conclusioni, così tanto che come hai visto da alcuni anni mi sono convinto che quella dell'autismo è una cattedrale costruita sulla sabbia , una visione deformata e deformante che temo abbia fatto molti danni e penso sia bene disfare, per liberare la vista sui fenomeni dello sviluppo quando questo incontra gravi difficoltà e si risolve talvolta in gravi patologie e gravissimi handicap mentali. Mi sembra che il tuo libro, le tue considerazioni e i tuoi casi non perdono valore e forza se si rinuncia a definirli 'autistici'. Possono anzi liberarsi da certi rischi, mi sembra, che si intravedono nell'espressione "questi bambini", che torna ogni tanto, come a definire una categoria che rischia di accomunarli e renderli invisibili, come appunto nella diagnosi di 'spettro autistico' che li rinchiude. Perdendo le concezioni dell'autismo - mai finora, o meglio fino al libro della Waterhouse, realmente messe alla prova nella loro validità! - abbiamo da perdere solo le catene che impediscono a noi di vedere ( come ai prigionieri dalla Caverna...) e a molti bambini di liberarsi , come dici giustamente tu: "non sono bambini da educare ma da liberare" dalla sofferenza e dai vincoli che bloccano il loro sviluppo e la loro vita.
Complimenti quindi per il libro e per tutta l' attività che sei riuscito a costruire.

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.