Ripresa del dibattito sull'autismo, la prof Uta Frith si unisce alle critiche.

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Ci sono degli importanti sviluppi nel dibattito sull’autismo di cui mi sono occupato tempo fa in un articolo del sito e in un capitolo del mio libro.
Del primo sono venuto a conoscenza recentemente grazie alla segnalazione di alcune mamme attive nel gruppo Giade. In un video dell’ottobre 2020 (con relativa trascrizione) si può seguire una breve lecture di Uta Frith, da molti anni una delle più note autorità nel campo dell’autismo, (Professore emerito di Sviluppo Cognitivo, Istituto UCL di neuroscienze cognitive, University College di Londra) che si interrogava su alcuni aspetti controversi della attuale concezione dell’autismo: le sue parole sembravano riconoscere, in termini abbastanza accorati e drammatici, che questa concezione sta attraversando da tempo una importante crisi. Il suo intervento cercava di porre un argine e di indicare delle vie di uscita per salvare la ricerca sull’autismo e l’ utilità stessa della diagnosi. La lecture aveva luogo in sede accademica di premiazione del suo lavoro ed era rivolta principalmente agli addetti ai lavori.
Il secondo l’ ho trovato cercando altre informazioni recenti sulla Frith in internet: nel settembre 2021, un anno dopo quell'intervento, la Frith, richiesta da un giornale di divulgazione scientifica di un parere sulla moltiplicazione delle diagnosi di autismo , ha preso una posizione critica ancora più esplicita e diretta.
(leggi)
In quell'occasione parla di “un salto improvviso nelle diagnosi di autismo nelle ultime due decadi” e aggiunge che “questo dato suggerisce che la diagnosi di autismo è stata stirata fino a un punto di rottura e ha travalicato il suo scopo.”... “se scopo della diagnosi era – continua – di predire i bisogni di un individuo con questa diagnosi, questo non è più possibile "(nelle attuali condizioni). Raccomanda “I ricercatori devono pensare seriamente a come districare le condizioni sottostanti negli individui ora etichettati tutti come autistici.” E conclude “senza un tale sforzo la ricerca sulle cause dell’autismo diventerà priva di senso”.
Questa presa di posizione ha fatto scalpore, ha avuto un’ampia risonanza ed è stata ripresa anche da diversi organi di informazione fra cui il Times. Mi sembra un evento di grande importanza in questo campo, per la notorietà e l’autorevolezza della persona, considerata uno dei maggiori esperti mondiali di autismo.
Si stanno moltiplicando quindi i segni di cedimento dell’edificio dell’autismo, cresciuto a dismisura negli ultimi tempi fino a superare probabilmente i limiti di sopportazione delle sue fondamenta. Come una bolla speculativa, dicevo nel mio libro, che arriva al punto di esplodere, forse.
Tutto ciò non si riflette ancora sulla vulgata dominante nell’informazione e sulle attività di diagnosi e terapia fasulle, diffuse ovunque, a grave discapito del benessere di bambini e famiglie, trascinate ancora nei tunnel dell'autismo. La situazione è diventata assolutamente intollerabile. Bisogna chiamare tutti alle loro responsabilità, con maggior forza. Non sarà più possibile dire, d'ora in poi, che uno non lo sapeva.

E non c'è solo Uta Frith, che comunque è un nome di peso nella ricerca sull'autismo.
Nella primavera scorsa(2021) c'è stato infatti un ritorno di fiamma del dibattito sull'autismo, che si è svolto sulla rivista Autism Research. E’ stato iniziato da Laurent Mottron (wikipedia: nato nel 1952 in Francia, è psichiatra, ricercatore e docente all’Università di Montreal, Canada. E’ specialista di cognitive neuroscience research sull’ autismo ), con un articolo dal titolo esplicito “Un cambiamento radicale nella nostra strategia di ricerca sull’autismo è necessario: ritorno ai prototipi” ( cioè alle diagnosi di 40 anni fa, vuol dire).
All’articolo hanno risposto varie persone, fra cui Christofer Gillberg, Lynn Waterhouse ( di cui abbiamo ampiamente dato conto nei precedenti articoli) e la stessa Uta Frith, ribadendo le loro posizioni critiche. Altri invece hanno difeso la situazione attuale, respingendo la necessità di profondi cambiamenti e altri ancora sono su posizioni intermedie. E’ comunque un dibattito acceso (di cui che io sappia non c’è traccia in Italia), che sta scuotendo le strutture del sistema autismo. Ma solo nell’ambito della ricerca, mentre tutto tace nella clinica, a parte in Italia dove le critiche ( di pochi...) sono rivolte in prevalenza proprio agli aspetti clinici e alle ricadute sulle famiglie e sulla sorte dei bambini.
C Gillberg fa comunque un cenno importante a un aspetto: "Nella pratica clinica (compresa la ricerca clinica), la credenza quasi religiosa negli "strumenti diagnostici specifici per l'autismo" (tipo i test ADOS ecc, NdR) mescolata con le pretese ingiustificate di interventi comportamentali precoci che porterebbero a risultati estremamente positivi, ha prodotto una valanga di centri diagnostici "specializzati" per l'autismo (clinici, privati e orientati alla ricerca clinica) e un aumento pandemico dei tassi di prevalenza dell'autismo registrati." (Fonte).
Uno degli aspetti più deleteri del momento è infanti l'assoluta importanza data al test ADOS, che ha preso praticamente il monopolio della diagnosi, cui si rivolgono ormai in maniera fideistica, come di fronte a un dogma religioso, tutti i servizi sanitari pubblici e privati.
E' quanto mai matura la richiesta di MORATORIA delle diagnosi nei bambini piccoli e di SOSPENSIONE dell'uso dei test nelle valutazioni cliniche, per un ritorno al metodo clinico.

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