Ennesimo figlicidio di una madre.

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

L'uccisione a coltellate di un ragazzo di 11 anni con diagnosi di autismo in Francia da parte della madre è la notizia sconvolgente giunta da poche ore. Ne parla anche il post recente di autismo in movimento, da cui ho saputo la notizie. Senza conoscere a fondo la situazione di quella famiglia possiamo parlare solo delle nostre reazioni emotive, di come possiamo sentirci coinvolti in maniera maggiore o minore come genitori o come genitori di persone con disabilità o come medici e operatori o semplicemente come esseri umani di fronte a un evento simile.

Il fatto che c'entri la diagnosi di autismo complica la situazione e per un verso rischia però di ridurla solo a quello, aggiungendo benzina al fuoco di quella che sembra a volte una guerra di religione fra opposte 'Verita'' .
Come medico e psicoterapeuta mi sento attonito e lo stato d'animo è simile forse a quelli provato di fronte al suicidio di un paziente. Ma un simile atto compiuto dalla figura materna rappresenta forse nel nostro immaginario, identificandoci con il figlio, il massimo dell'orrore e dell'incubo.

Va riconosciuto che è un atto di volontà di una persona che rivolge a se stessa o al proprio figlio una violenza omicida che forse è innescata dalla disperazione di non vedere altre vie d'uscita da una situazione vissuta come insopportabile. Si parla spesso di lucida follia, dove si unisce la lucidità della volontà e della scelta dei mezzi, alla follia del vissuto. Che inevitabilmente attinge a esperienze individuali, visto che non tutti quelli che si trovano in una situazione simile ne escono in quel modo.
Viene in mente un sacrificio umano, atto non così raro né in tempi storici né oggi, travestito magari diversamente. Non sappiamo come possa essersi sentita quella madre in quel momento, anche se sembra che abbia cercato dapprima di nascondere la propria responsabilità. Certo viene in mente anche quella mamma che ha lasciato morire di inedia la propria figlia, recentemente, forse il massimo della disumanizzazione.

Il senso di colpa di chi è coinvolto da vicino è inevitabile, e la prima reazione istintiva è di liberarsene scaricandolo su qualcun altro, incolpando i più vicini alla persona in oggetto, che avrebbero mancato in sensibilità o attenzione o vigilanza, o la persona stessa, o le istituzioni che non avrebbero fatto il loro dovere. I credenti di fronte al male del mondo possono a volte incolpare il loro stesso Dio per non essere intervenuto ad evitarlo, o possono rifugiarsi nell'accettazione della sua imperscrutabile volontà.
Restiamo sicuramente attoniti e sconvolti, tanto più quanto più siamo vicini ai fatti o a situazioni simili.

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.