A proposito della ragazza pakistana scomparsa.

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Il caso di Saman, la giovane pakistana che si teme sia stata assassinata dai parenti perchè rifiutava il matrimonio combinato dalla famiglia, mi richiama alla mente alcuni casi di cui mi sono occupato anni fa, quando lavoravo nei servizi pubblici di neuropsichiatria infantile.
Conosco molto poco della vicenda attuale, solo quanto comparso sulla stampa, ma mi hanno colpito alcune notizie, in particolare che la ragazza negli ultimi mesi era uscita dalla famiglia, ancora minorenne, non so in che modo, ed era ospitata in un centro apposito, fornito dai servizi sociali.
A suo tempo avevo segnalato che casi simili, seguiti di solito solo da assistenti sociali e giudici del Tribunale dei minori, necessitavano invece di essere approfonditi a livello psicologico-familiare, perché in realtà nascondevano problematiche psicologiche e dinamiche familiari complesse, riguardanti figli adolescenti in famiglie immigrate, che avevano bisogno di essere affrontate in modo diverso. Con dei collaboratori ne abbiamo parlato in alcune comunicazioni a congressi scientifici, sia a livello locale che europeo, coniando l'espressione 'sindrome di alienazione culturale'. Nei casi da me seguiti l'allontanamento da casa degli interessati era in realtà il culmine di una crisi psichica del/la ragazzo/a adolescente in conflitto con la famiglia e stretto fra le tradizioni della cultura originaria mantenute dai genitori e l'adesione alla cultura ambientale conosciuta e vissuta a scuola. Anche gli adolescenti italiani spesso hanno espressioni di disagio e di crisi che a volte toccano manifestazioni estreme e tragiche, ma in questi casi non c'è il conflitto culturale che negli altri invece confonde la situazione e non permette di cogliere il disagio psichico che così si manifesta, e la necessità di un intervento psicologico individuale e familiare.
Temo che anche in questo caso sia successo qualcosa di simile. Il conflitto fra adolescente e genitori che si manifesta come una crisi adolescenzale, di per sè abbastanza normale e non troppo pericolosa, viene stravolto dagli aspetti culturali che prende, che sono il rifiuto della cultura di origine, sostenuta dai genitori, e l'adesione alla cultura esterna dei compagni o dell'ambiente esterno comunque. Non solo la ragazza, ma nemmeno i genitori e i parenti ( nè gli operatori socio sanitari e giudiziari coinvolti) sono in grado di leggere gli aspetti di crisi adolescenziale nei suoi aspetti personali e familiari, e la situazione, invece che essere mantenuta e affrontata a livello psicologico, dirompe all'esterno e viene agita da entrambe le parti scatenando la violenza delle azioni: l'adolescente in fuga spesso denuncia i genitori accusandoli di abusi e violenze, i parenti talora rispondono in modo violento, come sembra in questo caso, che però non è il primo.
Un intervento psicologico adeguato, rivolto sia all'adolescente che alla famiglia può evitare l'escalation e la conclusione tragica e spesso permettere il superamento della crisi.
Abbiamo chiamato questa situazione 'sindrome di alienazione culturale', indicandola come un aspetto particolare di scompenso adolescenziale. I fattori in gioco erano prevalentemente culturali e non religiosi, come giustamente una giovane senegalese mussulmana ha sostenuto essere anche in questo caso, in una recente trasmissione tv, di fronte a scalmanati che accusavano violentemente la religione islamica.
In realtà si tratta di manifestazioni di dinamiche psichiche individuali e familiari che possono e devono essere comprese e contenute con strumenti psicologici per evitare sviluppi negativi e potenzialmente tragici.
Ma ancora sembra che non si tenga conto di ciò.

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.