Articolo di sintesi sulle influenze ambientali e genetiche sullo sviluppo cerebrale

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Sull’importante rivista scientifica internazionale Journal of Child Psychology and Psychiatry è recentemente comparso un articolo dal titolo Annual Research Review: Early intervention viewed through the lens of developmental neuroscience di Nelson e al, Harvard, Boston.( https://acamh.onlinelibrary ).

L’articolo, molto ampio, fa il punto sullo stato dell’arte riguardo alla conoscenza dei fattori genetici e ambientali dello sviluppo del cervello e sui concetti alla base degli interventi precoci che vengono ampiamente raccomandati nell’ultimo periodo nel campo delle difficoltà dello sviluppo.

Mentre sembrerebbe un articolo di vaste ambizioni, occupandosi di tutti gli interventi precoci in relazione alle conoscenze sullo sviluppo cerebrale, in realtà dietro la pletora di scoperte secondo loro mirabolanti, colpisce la pochezza degli argomenti che in definitiva si riducono a sostenere implicitamente la teoria genetica dello sviluppo e dell’autismo. In realtà sembrano sulla difensiva e cercano di salvare capra e cavoli, arrampicandosi sugli specchi in modo quasi ridicolo.

L'articolo riduce a due grandi categorie il campo degli interventi precoci: quella degli 'svantaggiati' a livello socio economico culturale, essenzialmente i poveri e privi di risorse (che avrebbero una causa sociale, quindi), da una parte, e quelli diagnosticati come disturbi del neurosviluppo dall’altra (che sarebbero a causa biologica genetica).
Ma sono costretti ad ammettere che le due categorie si sovrappongono e che in realtà non c’è una chiara linea di demarcazione fra le due.

Sono anche costretti en passant ad aggiungere alle caratteristiche economiche e culturali macroscopiche anche quelle della ‘qualità’ dell’assistenza fornita dai caregiver (quindi una causa psicologica educativa e relazionale), che resta solo un cenno e non è meglio approfondita; ma sembra la breccia per l’entrata in gioco oltre agli aspetti quantitativi macroscopici, sociali ed economici, con cui le famiglie hanno a che fare nella cura del bambino nel suo ambiente, anche degli aspetti qualitativi, emotivi, affettivi, relazionali, organizzativi , che spesso nelle attuali condizioni sociali e culturali non sono sempre a misura di bambino.

Tutta la loro revisione della ricerca porta all’affermazione, quasi una riscoperta dell'acqua calda, che c’è una chiara evidenza che gli interventi precoci siano utili, come ora è dimostrata anche dagli effetti anatomici sul cervello misurabili con L’EEG e la Risonanza Magnetica.

Che dire , la montagna ha partorito un topolino, ma sembra sempre più evidente, nascosto dietro le affermazioni sicure e le magnifiche prospettive scientifiche, la crisi del modello biologico, che, dopo il roboante decennio del cervello degli anni 90, ha cercato di fare tabula rasa di tutte le conoscenze sullo sviluppo per mettere a fuoco solo gli aspetti biologici e genetici. Ora sembra costretto a fare i conti col fallimento di tre decenni di ricerche. Un po’ come la teoria dello squilibrio biochimico che nello stesso periodo cercava di dare ragione dell’esistenza della follia e di promuovere interventi puramente farmacologici, atti a contrastare lo squilibrio biochimico del cervello.
Il fallimento del modello biologico è totale, e sembra di vedere i tentativi disperati di non essere costretti ad ammetterlo.

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.