Nostro figlio

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Gentile dottore,
Le scrivo per raccontarle un po’ di mio figlio che ha quasi 6 anni e frequenta la scuola dell’infanzia.
Dovrei cominciare questo racconto partendo da quando all’età di 4 anni lo abbiamo portato da una logopedista perché non parlava ancora bene.
Siamo usciti devastati dall’incontro perché dopo un’ora in cui lei ha parlato solo con noi raccogliendo le informazioni su di lui (simili al questionario che lei richiede) ci ha detto senza mezzi termini che non ha nessun ritardo del linguaggio ma che è, parole sue: “troppo intelligente, conosce troppe cose, non sa resistere alle frustrazioni, troppo chiuso”. L’unica cosa che sono riuscita a dire è stata se queste sue difficoltà potessero avere un’origine psicologica ma lei mi ha risposto ferma e sicura “ no, è nato così!”. Non ha mai pronunciato le parole autismo o asperger perché credo sappia anche lei di non poter fare diagnosi ma ha aggiunto che fosse necessario portarlo da un neuropsichiatra per attivare prima possibile la 104 per sostegno scolastico.
Non le dico come siamo rimasti sconvolti io e mio marito. Abbiamo cominciato a guardarlo da tutto un altro punto di vista, come lei ormai ben sa accade alle famiglie catapultate in una realtà che non riconoscono tale.
Abbiamo parlato con il pediatra che ci ha ripetuto come già aveva fatto che crede nostro figlio sia immaturo ma che se volevamo ci avrebbe dato un nominativo di una neuropsichiatra infantile di sua fiducia.
Quel nominativo non lo abbiamo mai usato perché io ho letto in lungo ed in largo tutto il suo sito e quasi tutti i consulti così abbiamo deciso di modificare tantissime cose della nostra routine familiare. In questo anno e mezzo mio figlio è davvero cambiato tantissimo, è cresciuto tanto, parla meglio, non ha avuto mai tanti problemi di pronuncia quanto di espressione dei suoi pensieri ma adesso ad esempio riesce a dire “non voglio dormire in questo hotel perché mi fa paura, torniamo nell’altro” (durante una vacanza in cui alloggiavamo in un hotel molto vecchio e non proprio bello).
Questo genere di pensieri li riferisce solo a noi genitori, non si sognerebbe mai di parlare così con altri.
Il punto sta proprio qui, nonostante i grandi progressi fatti, soprattutto nella relazione con noi genitori e con la famiglia, a scuola non socializza e gioca per i fatti propri e spesso,quando gli si chiedono cose che lui conosce perfettamente, fa scena muta.
La sua insegnanate, che lo conosce bene perché è anche amica di famiglia, ha aspettato perché pensava che si sarebbe prima o poi aperto con i compagni ma adesso, in prospettiva dell’ingresso alla primaria, ci dice che dobbiamo cercare di capire come aiutarlo. Ci ha chiaramente detto che alla primaria le maestre sono addestrate per dire solo “normale o autistico” senza via di mezzo e che lei sa che nostro figlio non lo è perché lo conosce anche fuori dal contesto scolastico. Ci riferisce che secondo lei (ed è quello che ho sempre pensato anche io di lui) è come se avesse un blocco, qualcosa che gli impedisce di intromettersi nei discorsi, o nei giochi, qualcosa che emotivamente lo tiene a freno. In effetti lui ha grandissima difficoltà a gestire le emozioni, le faccio degli esempi: quando lo accompagno a scuola devo andare via subito ed è lui stesso che mi dice “adesso vattene mamma” altrimenti se mi attardo un attimo magari a parlare un secondo di più con qualcuno lui comincia a piangere. Quando lo abbiamo portato a sciare e alla fine della settimana il maestro gli ha dato la medaglia ha iniziato a piangere dicendo “mi sono emozionato”.
È come se non riuscisse a gestire le emozioni, come se lo travolgessero e lo facessero cadere.
Altra cosa difficile da gestire è il suo opporsi continuamente a molte cose, soprattutto nel fine settimana quando siamo io, lui e suo padre tutti insieme. Si oppone allo stare seduto a tavola, soprattutto se si è ad un pranzo con parenti ed amici. Insomma quando sta con noi genitori per due giorni interi e si esce, si incontrano persone ecc, lui si oppone dalla mattina del sabato alla sera della domenica per poi tornare più collaborativo durante la settimana quando le giornate sono organizzate in modo meno libero.
Forse cerca le nostre attenzioni? Forse si sfoga del fatto che durante la settimana incamera così tante frustrazioni e sa che noi lo amiamo lo stesso anche se si comporta così? Non capisco come mai la mattina per andare a scuola non c’è un intoppo, mangia, si lava e si veste ed usciamo tranquilli mentre poi nel fine settimana non si vuole vestire, non vuole uscire e già usciamo di casa esauriti.
Di quello che fa a scuola o in piscina, dove va da qualche settimana, non vuole mai raccontare nulla e mi blocca sempre dicendo “basta con queste storie”.
Ogni tanto mi dice qualche frase di sua iniziativa riguardante quello che fa ma quando io interagisco con lui smette di rispondere oppure mi dice “no”.
Io ritrovo molto mio figlio in quella che lei descrive come sindrome del rifiuto. Si rifiuta da sempre di cominciare cose nuove, lo abbiamo sempre dovuto costringere a fare tutto perché lui iniziasse a divertirsi. Poi impara, poi si diverte ma finché non è messo alle strette seriamente il suo modo di reagire è sempre il rifiuto. Abbiamo dovuto farlo piangere per mettere i braccioli, per togliere il pannolino, per tutto. Ma non un pianto lamentoso ma un pianto disperato, lacerante come se lo stessimo torturando. È come se trattenesse la sua spinta vitale, la sua energia naturale, bloccato non capisco da cosa. Come se la sua energia fosse tutta occupata per opporsi da non lasciare spazio alla spensieratezza, alle opportunità.
Mi chiedo come posso aiutarlo, è come se vedesse il mondo in modo negativo, come se non si sentisse libero ma sempre preda di emozioni negative che lo bloccano e ovviamente bloccano anche la sua crescita.
In più ha come degli schemi mentali di come le cose debbano andare, un tempo li aveva anche a casa, adesso li ha solo a scuola. La mia personale interpretazione è che a scuola si senta così frustrato dall’incapacità di stare con gli altri che si rifugia nella prevedibilità ad esempio del bagno preferito.
In pratica a casa non è più rigido ma si oppone, a scuola non si oppone (tranne quando decide di non rispondere )ma è rigido.
A me non interessano diagnosi, vorrei solo aiutarlo ad essere felice e permettergli di poter realizzare le sue potenzialità.
La sua maestra (che è anche direttrice e proprietaria della scuola privata frequentata da mio figlio)mi ha detto che potrebbe essere utile una osservazione a scuola e poi a casa di una pedagogista e/o psicologa.
Lei cosa ne pensa? Che consigli potrebbe darci da poter anche girare alla scuola?
Le allego il questionario in cui mi dilungherò per parlare di mio figlio in modo più dettagliato.
Grazie per l’ascolto e per la sua attività, senza saperlo ha già fatto tanto per no
QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE
composizione familiare......;
Mamma, papà
età dei componenti .....;
41 mamma, 43 papà
altre notizie ( bilinguismo, immigrazione interna o dall'estero, ecc.)
età del bambino/a (data di nascita)
6 anni a marzo 2023
problemi in gravidanza.............
Nessuno
NASCITA
a che settimana ………….
40+5
Parto ( naturale, cesareo - eventuali motivi-, difficoltà)……………
Parto naturale senza difficoltà 
alla nascita : peso, altezza, circonferenza cranica ...
Preso 3,640 kg, altezza 51 cm, circonferenza 34 cm
(eventuali curve di accrescimento epoche successive)……...
indice di Apgar: 1'……./ 5'……….. durata del ricovero in ospedale……..
Apgar un minuto 9, 5 minuti 10,
Ricovero 3 giorni
PRIMI MESI
allattamento: materno ……. artificiale ……… a orario o a richiesta... difficoltà...
Allattamento materno esclusivo iniziato con difficoltà, inizialmente non prendeva peso perché mi dicevano che dovevo allattare ad orario, poi ho iniziato ad allattarlo ogni volta che piangeva e da lì le cose si sono sistemate e l’allattamento è proseguitò a richiesta in modo esclusivo.
inizio pappine, minestrine, ecc...
svezzamento definitivo (cioè DISTACCO DAL SENO, o dal biberon, se allattamento artificiale), età ……… facile ... difficile ....
eventuali difficoltà....
Svezzamento iniziato a 6 mesi, un disastro assoluto, strenuo rifiuto del cibo, soprattutto se dato dalla mamma
Distacco dal seno intorno ai 2,5 anni.
ritmo sonno veglia nei primi mesi, orari, difficoltà...
Dormiva tranquillamente sempre e solo in braccio alla mamma ed attaccato al seno, appena lo mettevo nella culla si svegliava. Abbiamo passato mesi interi sul divano io seduta e lui in braccio.
persone che lo accudivano...
Solo la mamma
eventuale ritorno al lavoro della mamma: a quanti mesi?... Orario?.....
Mamma non lavora
persona sostitutiva ( nonni, babysitter,...)?........ reazioni del bimbo? .....
Dai 6 ai 12 mesi la mattina stava con i nonni materni e la mamma presente in casa ma era un continuo voler venire in braccio dalla mamma anche se un po’ con loro riusciva a giocare e ad accettare di addormentarsi con la nonna
EPOCA SUCCESSIVA
alimentazione..., sonno ...., orari e modalità (dove dorme, come si addormenta, ecc)
L’alimentazione è stata un disastro fino almeno ai 3 anni, si rifiutava di masticare e di assaggiare soprattutto con la mamma, ha rifiutato anche l’acqua finché è stato mantenuto il seno.
Adesso mangia tutto o quasi soprattutto quando è fuori casa. Gli piace molto il pane, la pizza, il gelato ed i dolci. A scuola mangia tutto e da solo dal primo giorno.
Dormito i primi mesi in culla, poi nel letto con la mamma fino a 4 anni, adesso in camera sua ma spesso durante la notte si alza per raggiungere la mamma.
Si addormenta con la mamma sdraiata accanto.
abitudini ( ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, ecc) .....
Niente ciuccio e biberon o oggetti particolari 
tempo video: televisione, telefonini, tablet...
Uso spropositato di tv perché stando a casa con la mamma era l’unico modo per poter fare qualcosa visto che altrimenti lui voleva stare solo in braccio. Intorno ai 3 anni, quando ho visto che non gli stava facendo bene perché era totalmente distaccato dalla realtà, tutto molto ridimensionato ed oggi lui stesso chiede la tv ogni tanto poiché più preso dalle attività quotidiane, dai giochi e dal voler stare con noi. Telefono e tablet praticamente mai.
- SVILUPPO PSICO-MOTORIO:
dove veniva tenuto preferenzialmente dopo i primi mesi, da sveglio: (in braccio, nel lettino, nel box, sul passeggino, sul tappeto, libero di muoversi ecc.) ....
I primi mesi in braccio, quando ha iniziato a stare seduto sul tappeto con i giochi e la mamma ma dopo un tot di tempo voleva venire in braccio.
Detestava stare a pancia in giù e si lamentava, quando gli mettevo un gioco lontano per provare a prenderlo si arrendeva facilmente e si lamentava.
Per le uscite si usava il passeggino ma solo se lo portava il papà e la mamma si nascondeva altrimenti piangeva per venire in braccio dalla mamma.
Per questo motivo ho dovuto rinunciare alle uscite da sola con mio figlio perché non riuscivo fisicamente a stare fuori con lui tenendolo sempre in braccio e, occupandomi di lui notte e giorno, non ero in grado di sopportare il suo pianto di protesta per delle ore mentre eravamo fuori.
seduto da solo a che età .....
Seduto intorno ai 6 mesi
Seduto intorno ai 
primi spostamenti a che età e come: (rotolando, strisciando, uso del girello) ...
Non ricordo quando ha iniziato a rotolare nel letto ma credo fosse ancora neonato, poi ha iniziato a gattonare verso i 10 mesi con una gamba che veniva strisciata, nello stesso periodo iniziava a stare in piedi attaccandosi al tavolino basso, girello mai usato.

primi passi da solo........
Da solo intorno ai 14 mesi
capacità motorie attuali....
Si arrampica sullo scivolo al contrario, ha imparato a sciare a spazzaneve, sale e scende le scale senza appoggio alternando i piedi, nuota senza paura con i braccioli (ha iniziato il nuoto per imparare). Ama saltare sui tappeti elastici ed arrampicarsi sui gonfiabili.
È importante però dire che lo abbiamo dovuto quasi costringere per iniziare tutte qst attività. Per lo sci ha pianto disperato, per mettere i braccioli quando era piccolo ha pianto disperato. Quando poi prova le cose e gli piacciono smette di fare opposizione.
controllo sfinterico (pipì e popò nel vasino/wc) a che età.....
Controllo sono sicura intorno ai 3 anni ma si è rifiutato di togliere il pannolino, piangeva disperato, terrorizzato, tratteneva la pipì finché non riusciva più e se la faceva addosso piangendo ancor più disperato. Rifiuto totale di sedersi su wc o vasino. Riprovato dopo un anno, quindi a 4 anni si sarà bagnato due volte, imparato immediatamente anche se per sedersi sul gabinetto lo abbiamo dovuto costringere. Dal giorno stesso mai più problemi con la pipì di giorni.Con la cacca per un mese la faceva addosso rifiutandosi, poi risolto anche se mantiene anche oggi la tendenza a trattenerla più che può.
La notte si bagna invece ancora,ho aspettato a togliere il pannolino pensando che avrebbe smesso di farla e invece questo non è accaduto così gli ho detto che non lo avremmo più messo e che avrebbe dovuto chiamarmi per andare on bagno. Lui molto felice di togliere il pannolino ma la notte proprio non si sveglia, si bagna e continua a dormire ancora oggi.
- SVILUPPO RELAZIONALE
RELAZIONE e COMUNICAZIONE nel primo anno di vita
primi sorrisi ...
Primo sorriso a 3 mesi
curiosità verso oggetti e persone, attenzione,seguire con lo sguardo
Molto curioso, sguardo sveglio e attento
Modi di comunicare e richiamare l'attenzione.
Ha iniziato molto piccolo ma non ricordo quando ma sicuramente a 7 mesi lo faceva già ad emettere un suono tipo “dddrrrr” per richiamare l’attenzione soprattutto se qualcosa lo disturbava
Ha iniziato 
Successivamente:
facilità a capirlo e interagire...
Io mamma l’ho sempre capito perfettamente cosa di cui sono accusata perché non l’ho stimolato ad esprimersi, abbiamo sempre comunicato alla perfezione. Anche con il papà riesce a comunicare molto bene oggi ma in passato non lo considerava molto.
Con il mondo esterno invece si è chiuso parecchio 
facilità al pianto e facilità a consolarlo, coccolarlo, ecc ...
Pianto molto facile, consolazione immediata solo con il seno fino ai 2,5 anni, oggi si consola con un abbraccio e con l’attenzione. Mi diacono che anche a scuola se succede qualcosa si lascia consolare, anzi che lui ricerca proprio questo dagli adulti.
reazione di fronte a persone e ambienti nuovi (diffidenza, paura, pianto...) ...
Da piccolo molto diffidente, detestava due bambini della sua età figli di amici, non li guardava nemmeno in faccia già intorno ai 18 mesi. Aveva paura di tutti i posti nuovi, il nuovo lo spaventa ancora oggi però lo vedo più coraggioso, ad esempio in piscina, siccome è una cosa che credo gli piaccia, si è affidato agli istruttori con più autostima e già dal primo giorno è andato in vasca accompagnato da lui salutandoci nello spogliatoio( prima volta nella vita senza pianto in una nuova situazione). Credo che adesso abbia capito che le cose nuove potrebbero anche essere piacevoli quindi nonostante la diffidenza comunque si lascia andare di più.

modalità di accudimento: ansioso, apprensivo, preoccupato, tranquillo, sicuro ...
Genitori entrambi ansiosi, apprensivi ed insicuri, non abbiamo nessun esempio che posso guidarci ed abbiamo fatto molti errori
FIGURE PRINCIPALI cui è attaccato............
mamma e papà
bambino è abituato a vedere altri adulti, parenti, amici?.....
Ogni fine settimana vediamo amici, gli zii, la sua maestra, il cugino di 10 anni, un’amichetta di 7 anni, facciamo pranzi al ristorante e a casa nostra e di altri, andiamo al parco tutti insieme, pic nic sulla spiaggia. Però nei due anni del covid siamo stati molto isolati e non abbiamo frequentato molte persone.
REAZIONI AL DISTACCO dai genitori................
Se va a scuola o in piscina tutto ok, anche se da scuola devo andare via in fretta altrimenti gli viene da piangere.
Non vuole restare a casa dei nonni (non c’è abituato) altrimenti piange. Dagli zii se lo lascia il papà resta ma se c’è la mamma non vuole.
INTERESSE E CURIOSITÀ VERSO LE PERSONE .... adulti ...... bambini.....
CONDIVISIONE (cerca di coinvolgere, condividere interessi, attività, stati d'animo? cerca l'attenzione delle altre persone, magari per farsi battere le mani, o dire bravo, ecc?) ....
Lui cerca sempre di condividere con adulti e bambini anche sconosciuti ma lo fa in modo bizzarro, lo guardano tutti straniti e lui si allontana. Credo si mortifichi. Mi si spezza il cuore, non sa come avvicinarsi agli altri anche se vedo che lui vorrebbe tanto.
Al parco si avvicina ai bambini ma non sa come coinvolgerli.
Con le persone di famiglia o gli amici cerca l’attenzione facendo magari vedere i suoi giochi ma se gli si dice “fai vedere alla zia quel balletto dell’altro giorno!” Lui si chiude, come se fosse un’emozione troppo grande condividere questa cosa e dice di no.
Con noi genitori condivide le emozioni ma alcune sono off limits, tipo quelle che prova a scuola.
Con noi chiede sempre di giocare insieme, di leggere anche se ogni tanto diventa ripetitivo e fa sempre le stesse domande di cui conosce la risposta da quando era molto piccolo.
Non è interessato a condividere il gioco con gli altri che non siano i genitori e di recente un po’ con gli zii ed il cugino anche se si arrabbia molto se gli vengono toccati i giocattoli.
Solo al parco con i bambini sconosciuti ci prova ma non riesce, non sa proprio cosa fare e dire e fa cose infantili tipo urlare e correre.

- SVILUPPO SIMBOLICO - LINGUISTICO
LINGUAGGIO (età di inizio dei vari punti indicati):
lallazione, gorgheggi...
Lallazione intorno ai 6 mesi
prime parole ......
Intorno ai 18 mesi con i versi degli animali, poi ha iniziato a dire l’ultima sillaba delle parole e via via le ha dette complete parte senso sempre dalla fine.
due parole insieme ...
Dopo i 3 anni
uso del no e del sì ....
No a 2 anni, si penso intorno ai 3 e mezzo
frase minima (verbo e sostantivo )....
Intorno ai 4 anni
capacità di dialogo: a parole ... senza parole...
Io mamma e lui dialoghiamo con e senza parole da sempre, con lo sguardo, con le espressioni, ci capiamo al volo.
Io ed il padre siamo quelli con cui si sforza di dialogare anche con le parole, ma ha difficoltà a comporre le frasi, non tanto per la struttura sintattica ma proprio a mettere i pensieri in parole. Faccio un esempio per essere più chiara:
“non voglio andare in questo negozio”
“Perché?”
“Perché è brutto”
“E come mai pensi sia brutto?”
“Perché è brutto e basta”
“Forse ti annoi?”
“No mamma adesso basta”
Altre volte accade (più raramente)che riesca a spiegare il perché delle cose ma vedo che fa proprio fatica emotiva e mentale.
Queste conversazioni le fa solo con noi genitori, gli altri li ignora se avviano una conversazione.
L’altro giorno in piscina l’istruttrice che lo doveva portare in vasca nello spogliatoio ha chiesto a lui ed un’altra bambina cosa avessero fatto prima di arrivare, ha chiesto “siete stati a scuola?” Lui si è limitato ad un timido si.
Poi ha chiesto cosa avessero fatto a scuola e lui scena muta. La bimba ha risposto che erano stati in palestra, a quel punto anche lui ha risposto che era stato in palestra.
Le racconto queste scene perché secondo me parlano meglio di ogni mia parola.
Altra cosa che ha fatto per lungo tempo e che adesso fa molto meno è parlare da solo, ripetere frasi dette da altri o dalla tv, un tempo era una cosa continua, parlava prevalentemente così, oggi il suo dialogo è quasi solamente spontaneo anche se ogni tanto in condizioni di stress parte con queste frasi ed entra nel suo mondo.
INTERESSE E CURIOSITÀ PER GLI OGGETTI
USO DEI GIOCHI e degli oggetti ( gioco funzionale ....imitativo .....rappresentativo ), descrivete come usa giochi e oggetti.
Usa giochi e oggetti in modo funzionale.
Da piccoli faceva mucchi e torri che non dovevano essere spostati, pena la disperazione.
Ama i lego soprattutto degli animali sua grande passione, infatti a danza (lezioni che frequenta a scuola nel pomeriggio) da il meglio di se quando la maestra usa il riferimento agli animali durante la lezione.
Da piccolo amava i puzzle, adesso non più.
Coinvolge noi genitori nel gioco, tipo ieri mi ha fatto simulare che prendevamo l’aereo e appena arrivati andavamo in un negozio di lego dove abbiamo simulato la scelta del lego, il pagamento alla cassa, i saluti ed il montaggio all’uscita.
Altro gioco che ama è la sabbia cinetica con cui costruisce castelli, formine, tane della talpa, scava con lo scavatore ecc.
Di recente ama giocare con i libri di attività tipo riconoscere le ombre degli oggetti, fare i labirinti, riconoscere la mamma ed il cucciolo di animali, unire i puntini.
DISEGNO SPONTANEO
(scarabocchio , linee, cerchi... omino-testone ... figure, casetta, ecc) ...
Ha rifiutato di disegnare fino a qualche mese fa, adesso ha iniziato con l’omino testone, la casetta anche se le linee sono ancora molto traballanti, il palloncino, ama disegnare serpenti, figure geometriche.
L’altro giorno la maestra mi ha detto che lo ha chiamato e gli ha chiesto di scrivere una lettera E e lui magicamente dal nulla l’ha scritta.
ATTENZIONE nelle varie attività e interessi: breve ... lunga .... ...
Adesso attenzione anche lunga se gli interessa l’argomento. A scuola mi dicono che sta seduto e completa le attività anche se lento.
COMPRENSIONE DELLE COSE E DELLE RICHIESTE ....
Capisce perfettamente tutto anche se ogni tanto mi pare con la testa fra le nuvole e poi mi dice “che hai detto?”
COMUNICAZIONE DEI SUOI BISOGNI E DESIDERI ....
Comunica tutto, fame, sete, andare in bagno ma anche dove vorrebbe andare e cosa vorrebbe fare.
Credo a scuola invece lo faccia molto meno anche se per le cose fondamentali tipo acqua, bagno ecc lo fa sicuramente.
Quello che non comunica sono le sue emozioni negative, tranne un generico “sono triste”senza ulteriori spiegazioni, e non comunica nemmeno le sue ragioni.
UMORE
- COMPORTAMENTO
(tranquillo, iperattivo, capriccioso, ecc)....,
Molto oppositivo, è tutto no anche quando vorrebbe dire si.
Non troppo movimentato fisicamente, diciamo molto accorto ma comunque salta e corre.
adesione a regole, orari, limiti, ....
Anche se le conosce perfettamente la sua prima risposta è sempre un no.
Tipo” finisci di fare questo gioco e poi andiamo a letto” la risposta è sempre no anche se poi finisce e va a letto.
A scuola invece so che ascolta di più.
obbedienza agli adulti .....
Come sopra
reazione a divieti, frustrazioni ....
Adesso più controllata, se gli dico che non possiamo fare qualcosa spesso chiede il perché, si lamenta un po’ ma niente di più. Se qualcuno prende i suoi giochi molto arrabbiato e urla.
Se si alza da tavola e gli tolgo il piatto perché deve stare seduto e quindi non mangerà mi sfida andandoselo a riprendere, arrampicandosi sullo sgabello in cucina e dicendo “no è mio”
capricci, bizze ...
Adesso riusciamo ad uscire senza tornare con qualche gioco, gli dico che non è possibile si arrabbia, si ferma per strada, io gli dico che me ne vado via lo stesso e lui mi segue anche se molto contrariato, un tempo sarebbero state urla e strepiti.
paure, fissazioni....
Ogni tanto gli fa paura qualche pubblicità anche del tutto innocua a nostri occhi. Fissazioni un tempo ne aveva milioni, adesso onestamente non me ne viene in mente nessuna in particolare a casa mentre a scuola mi dicono che è rigido, le cose devono seguire il suo schema mentale, va in crisi se non trova il porta merenda, se non può usare il bagno che usa sempre ecc.
Quando era piccolo, diciamo dai 2 anni in poi era una tragedia tagliare i capelli, usare il phon, andare dal pediatra, comprare scarpe nuove, ecc poi pian piano con l’esperienza ha iniziato a migliorare e mi ha anche spiegato cosa gli dà fastidio di alcune di queste cose (tipo dal pediatra non vuole che usi l’abbassalingua perché gli fa venire i conati di vomito o il phon messo in modalità molto calda).
- SCOLARIZZAZIONE
asilo nido ………. No
A che età ……………Orario ....... Reazioni ………….
Scuola materna ……………..
4 anni
eventuali difficoltà di inserimento, ambientamento............
Ha pianto per mesi ma solo finché entrava in classe, massimo 30 secondi.
Poi un giorno mi sono arrabbiata e gli ho detto “adesso basta piangere” e lui ha smesso. Questa cosa sarà sempre un mistero per me: piangeva per farmi contenta? 
Successive scuole .......
frequenta ancora la stessa scuola dell’infanzia
apprendimento ........
impara tutto ma spesso si rifiuta di ripetere le cose in classe tipo “my name is” mentre a casa poi me le dice
icomportamento .........
All’inizio si faceva gli affari suoi, si alzava e sedeva quando gli pareva, non voleva lavorare sul libro ecc adesso mi dicono diligente ed autonomo( prende il suo libro, la matita, si siede e lavora).
I compagni possono fargli qualunque cosa ma non reagisce, cede su tutto.
Molto autonomo nella gestione di quello che è suo ( mettere le sue cose nello zaino, prendere il suo giubbotto ecc)
Va in bagno da solo a scuola da quando la maestra si è rifiutata di accompagnarlo mentre prima voleva che gli si alzassero e abbadassero i pantaloni.
rapporti con gli insegnati.....
adora le maestre ed il maestro della sua classe, gli brillano gli occhi quando entra e ne vede una in particolare.
con i coetanei....
come dicevo ci prova ma non sa come fare e a scuola credo si sia arreso e non li cerca più.
Mi dicono che a scuola permane una rigidità mentale data ad esempio dal fare la pipì sempre nello stesso gabinetto o fare le cose sempre nello stesso modo, questi atteggiamenti li aveva un tempo anche a casa ma adesso non più.
attività estra-scolastiche (sport, ecc) ....
Danza una volta a settimana a scuola nel pomeriggio
Teatro una volta a settimana a scuola nel pomeriggio
Piscina due volte a settimana fuori da scuola
RAPPORTI SOCIALI, occasioni di incontri con altri, parenti, amicizie, ambiente extrafamiliare ........ ...
Ho scritto sopra più dettagliatamente, uscite nel fine settimana con amici e parenti
- SITUAZIONE AMBIENTALE E FAMILIARE
altri conviventi (nonni, parenti, ecc)
………… nessuno
inserimento sociale della famiglia (emigrati, trasferiti, ecc).... contatti sociali...
Organizzazione familiare per l'accudimento (orari dei genitori, nonni, baby sitter, ecc: descrivete come siete organizzati, la giornata tipo del bambino e della famiglia).......
Mattina sveglia intorno alle 7.30, colazione, vestizione e a scuola tutto con la mamma, il papà già spesso è uscito prima che noi ci svegliamo.
In base alle attività pomeridiane della scuola esce alle 16 o alle 17, mamma lo prende a scuola, ogni tanto viene anche papà quando è libero. All’uscita passeggiata, parco giochi, spesa o centro commerciale. Verso le 19.30 cena tutti insieme (anche se si alza in Continuazione), verso le 21 nanna con la mamma.
La mamma non lavora, il papà lavora molto soprattutto in estate. 
modalità educative (permissive, ferme, severe, variabili, orari di sonno, dove dorme, chi 'comanda': adulti o bimbo? ecc .....).........,
Un tempo molto permissivo, oggi abbiamo ripreso le redini della situazione anche se spesso è molto snervante con i no continui che riceviamo.
Mamma molto fiscale sugli orari del sonno e dei pasti, papà lo lascerebbe più libero.
Il bambino prova sempre a comandare ma non riesce più.
tempo video (cioè passato alla televisione, video-giochi, telefonino ecc)
Ogni tanto un’oretta la sera davanti alla tv, ma spesso non lo chiede nemmeno, no telefono.
- EVENTI PARTICOLARI,
cambiamenti, trasferimenti, traslochi, nascite, lutti, malattie di familiari, difficoltà, ecc....
Trasloco nella casa attuale quando lui aveva 2 anni, una tragedia, si aggirava per la casa sospettoso e non voleva più farsi la doccia cosa che prima faceva serenamente. La casa la conosceva già in quanto l’abbiamo ristrutturata per un anno e lo portavano in cantiere spesso e anche quando c’era ad esempio già il divano ed era quasi pronta è capitato dormisse sul divano della casa nuova prima del trasloco.
Non vede più una nonna da un paio di anni perché abbiamo litigato e non ci parliamo piu.
Noi genitori abbiamo a lungo litigato in passato perché io mamma sono stata risucchiata da mio figlio che voleva stare sempre con me, mio marito non c’era per lavoro e le cose erano molto difficili. 
Visite mediche, ospedale, altro......
Tutto nella norma
Eventuali esami fatti e referti (Udito, vista, eeg, rmn,...)
Leggermente astigmatico, senza prescrizione di lenti, a controllo ogni anno.
Altre osservazioni ……….

Commenti

Signora, mi mandi dei filmati , veda le istruzioni nella colonna sinistra in alto, per vedere il bimbo con voi genitori in casa e al parco giochi o comunque fuori casa.
Contrariamente alla logopedista propenderei per un'origine ambientale, psicologica e pedagogica delle difficoltà del bambino che sembra immaturo e poco autonomo emotivamente e affettivamente.

Gentile Dottore, mi ritrovo a scriverle dopo il primo colloqui con le maestre della primaria, mio figlio ha iniziato la prima a settembre.
La prima domanda che mi è stata fatta è stata: perché suo figlio è così piccolo?
E già siamo partiti alla grande.
Mi hanno detto che sta costantemente nel suo mondo, che non lo sentissero parlare quando verificano le competenze sembrerebbe un bambino sordo. Mi hanno detto che impara e che va avanti (lo vedo anche io che sta imparando un sacco di cose, scrivere, leggere sillabe, scrive le parole di due sillabe che gli detto, fa piccole addizioni)pur partendo da un livello molto basso ma che viene continuamente chiamato tutto il giorno perché lui è come se non ci fosse. È totalmente assente. Non so come impara (a qst punto credo a casa con me). Alcuni compiti in classe li svolge altri lascia il foglio in bianco.Le maestre non si sono comportate male nei miei confronti ma erano totalmente basite, con la bocca aperta. Mi hanno detto di riparlarne fra un mese ma io credo non cambierà proprio nulla perché anche all’infanzia faceva così. A me pare il suo sia un rifiuto ma siccome sa che ci sono le regole si difende così e va nel suo mondo. Cosa dovrei fare adesso? La voglia di essere presente e partecipare deve nascere da lui, come posso dargli il terreno giusto? Lo posso fare io a casa? So che lei spesso dice che sta alle maestre interessare i bambini, e quindi io che mi sento questo peso addosso come devo muovermi? Io sono una mamma già troppo presente ed esigente, avere anche qst pensiero temo che mi faccia diventare ancora più dura. Vorrei mandarle dei video se posso, a differenza della scorsa volta in cui mi sono fermata perché le cose erano molto migliorate e quindi mi ero rasserenata, ma evidentemente il problema è molto più articolato di ciò che potessi immaginare. La ringrazio molto per la sua attenzione.

Dottore, mi scusi ma Volevo aggiungere dei pensieri.
Stanotte mi sono svegliata alle 4 di colpo ed è come se tutto mi fosse diventato chiaro e le chiedo aiuto perché non capisco come comportarmi.
Per spiegare quello che oggi accade a mio figlio credo di dover spiegare le dinamiche dalla sua nascita ad oggi dal mio punto di vista.
Da quando mio figlio è nato posso dire, con non poco senso di colpa, di aver detto addio con la mia vita.
Sin dalla sua nascita mio figlio si è dimostrato estremamente attaccato a me, io ho pensato fosse normale, i neonati, l’allattamento, la mamma come fonte di sicurezza. L’ho accontentato, ho risposto al suo pianto, l’ho preso in braccio, l’ho sempre accolto. Pensavo, sapevo che facendo così avrei contributo a quello che viene definito attaccamento sicuro. Sono sempre stata lì al suo fianco, presente. Sempre e solo io. La notte quando si svegliava mio marito dormiva, io ero lì, stanca ma sicura che mio figlio avesse bisogno di me e che con il tempo avrebbe sempre più preso sicurezza e scoperto il mondo.
Mio figlio dai 3 mesi sorrideva, prendeva il sonaglino, guardava quello che accadeva. Con me comunicava e ci capivamo, mi ha sempre guardata negli occhi. Eravamo io e lui. Con il papà non voleva stare, non voleva andare con nessuno, solo con me. Dai 6 mesi all’anno di età i miei genitori mi hanno aiutato qualche ora di mattina, io lavoravo a casa al computer ma lui puntualmente voleva venire da me, quindi mi finiva a lavorare con lui in braccio ed i miei come spettatori. Dopo mille pianti accettava di addormentarsi in braccio a mia mamma con una estrema fatica. Era un incubo, io non sono mai stata libera nemmeno di andare in bagno, mi veniva in braccio anche li. Pensavo che sarebbe passata pian piano, che si sarebbe staccato. Io, Dottore, non sono una mamma gelosa, non sono una mamma appiccicosa però sono una persona che ha bisogno di controllare le cose. Avrei desiderato il mio spazio ma nessuno era disponibile a darmelo: mio marito lavora, i parenti avevano paura di sopportare le urla e la disperazione di mio figlio quando mi allontanavo. Mi sono trovata sempre sola. Non ho mai avuto dubbi sulle capacità di mio figlio, con me è sempre stato presente. Poi non ce l’ho fatta più, avevo bisogno di combinare qualcosa, anche solo accendere la lavatrice o fare da mangiare e l’ho messo davanti ai cartoni. Li si è estraniato per un periodo ma con me è sempre rimasto questo forte attaccamento fisico. Ricordo che non mi sedevo più sul divano per evitare che mi venisse in braccio (anche fino au 3 anni). Io non ne potevo più, ma con le chiusure del covid ci siamo ritrovati sempre più chiusi oltre che spaventati e destabilizzati. Ricordo che quando il papà tornava dal lavoro mio figlio apriva la porta di casa e lo spingeva fuori perché non lo voleva. Voleva stare solo con me. Mio marito si offendeva ed io mi sentivo sempre più sola ed impotente. Sempre a casa, sempre braccata, nessun adulto con cui parlare di scemenze, nessuno che mi dicesse che avrebbe pensato al bambino, che per un po’ di lacrime ed urla non si sarebbe spaventato. Di uscire da soli non se ne parlava perché sul passeggino non voleva stare se ero presente io, ma io da sola come facevo a portarlo in braccio? Una volta siamo andati al supermercato sotto casa con il passeggino, ho dovuto lasciare il passeggino al bar e tornare a casa con lui in braccio e le buste della spesa. Una totale devastazione, solitudine e impotenza. Una fatica fisica e mentale che mai avrei pensato di vivere. Io ho fatto l’università, Guido dai 18 anni, ho lavorato fino a prima della sua nascita. Io sono sempre stata indipendente, una persona con una vita aperta, pensavo sarei stata in grado di portare mio figlio nella mia vita ma in realtà mi sono trovata da sola e non ho saputo a chi chiedere aiuto. Mio figlio mi ha imprigionato ed ha imprigionato se stesso. La colpa è tutta mia che non ho saputo fronteggiare questa sua richiesta di attenzioni così esclusive e totalizzanti.
Le racconto tutto questo antefatto perché ho capito che mio figlio pensa adesso che ha 6 anni che il mondo sia fatto solo da me e lui. Questo è il motivo per il quale a scuola si estranea. Lui attende pazientemente e con l’educazione ed il rispetto delle regole che ha interiorizzato che la campana suoni per tornare nel suo mondo, nella sua casa, nel suo utero, dove ci sono io.
Quello è il suo mondo, è li che si esprime, è li che esprime dissenso, è li che esprime felicità, rabbia, affetto.
Fuori è anestetizzato. Non parlo non vedo e non sento.
Grazie a lei Dottore gli abbiamo fatto fare tante esperienze ma solo una lo ha divertito (la danza).
Non vuole sciare, non vuole andare in vacanza, non vuole andare a nuoto, lui vuole stare a casa o almeno si accontenta se ci sono io.
Da quando aveva circa 5 anni ha recuperato molto del rapporto con il papà che è diventato più presente, adesso accetta di uscire con lui, spesa, parco, meccanico ecc.
La cosa mi riempie di gioia, vedere che vuole bene e si sente a suo agio anche con suo padre.
Ieri mattina abbiamo incontrato il nonno davanti a scuola, si è voltato dall’altra parte e non lo ha salutato.
Quando lo zio gli parla dice “non voglio parlare”.
Non gliene importa di nessuno, possono morire tutti (mi perdoni l’esagerazione), a lui importa solo della mamma e del papà, ma più della mamma.
Io mi sento un peso spaventoso perché mi sento così indispensabile da sentirmi soffocare. A volte penso se mi succedesse qualcosa e mi viene il panico.
Stamattina gli ho detto prima di andare a scuola che io sono felice se lui si diverte, che le maestre gli vogliono bene, che può chiedere aiuto se non capisce qualcosa o non riesce.
Mi ha raccontato che non riusciva a bucare il succo di frutta alla ricreazione perché la cannuccia si piegava e lo ha buttato nel cestino intero. Gli ho detto perché non ha chiesto aiuto alla maestra, mi ha risposto che lui non chiede aiuto alla maestra.
A casa chiede di essere aiutato quando ha bisogno.
Per lui gli altri non esistono, non li prende nemmeno in considerazione, lui resta in attesa di tornare a casa.
Sta nel suo mondo perché non accetta quel mondo che non gli appartiene, non vuole farne parte, lo rifiuta, è solo un parcheggio temporaneo.
Dottore io le ho espresso questi pensieri perché so che lei dai miei video vedrebbe solo un bambino tranquillo, sorridente, che fa i compiti con la mamma ed è anche bravo.
Io credo di aver capito qual è la strada ma non so come percorrerla.
Tutte le attività fuori da casa non lo appassionano se non ci siamo anche noi genitori. Non gli servono se non a conoscere il mondo, quello che gli servirebbe è capire che il mondo non inizia e finisce con me ed io, che resto sempre da sola, non so più cosa fare.
Quello che potevo fare l’ho fatto:le regole, le esperienze, riprendere il timone e mio figlio è cresciuto tantissimo ma questo salto non so come farlo.
La ringrazio se vorrà darmi qualche consiglio, scusi la lungaggine ma la vita è spesso troppo complessa.
Grazie

Credo che abbia avuto un'illuminazione notturna, per così dire, e le si siano aperti gli occhi su un quadro di vita con suo figlio e nella sua famiglia. Credo che rispecchi bene la situazione. Diciamo che senza accorgervi si era costruita una bolla che conteneva mamma e figlio escludendo il resto del mondo.
La questione ora è come aiutarvi a uscire da questo mondo artefatto, cosa che per il bimbo è più difficile perché finora è stato tutto il suo mondo. Lui non può aprire gli occhi e rendersi conto. Bisogna che un po' alla volta scopra che esiste il mondo esterno e farne conoscenza, sopportando di uscire dal giardino dell'Eden e realizzando che non perderà così la mamma e la famiglia di ma troverà un modo diverso di mantenere i legami. Da un rapporto fisico a un rapporto mentale.
Per fortuna il rapporto recente col padre sembra una importante apertura, e quindi un primo passo. Bisognerà cercare di fare altri passi ma rispettando i suoi tempi e comprendendo le difficoltà e il dolore che può causargli, in modo che non superi i limiti di soppottazione. In qualche modo il percorso mi sembra avviato, anche a scuola. Bisogna andare avanti, a casa, verso una crescente autonomia, a piccoli passi.
A scuola suggerirei di non dire nulla e di rifiutare eventuali pressioni a fare visite, ecc, dal momento che il bimbo non sembra presentare né problemi di apprendimento né comportamenti disturbanti. Il resto sono questioni vostre e del bambino coperte dalla vostra privacy su cui la scuola non ha alcun diritto di intervenire.
Potete aggiornarmi sul seguito di questa evoluzione.

È fuor di dubbio che i passi in avanti li abbia fatti soprattutto con l’inizio della scuola. Dottore, mio figlio non prendeva la matita in mano fino a prima della scuola, adesso scrive le lettere ed ha iniziato a disegnare, disegna sempre mostri, li fa sempre meglio, ma sempre mostri sono, non le nego che la cosa mi fa riflettere. Disegna anche spesso la famiglia, anche se a volte disegna 4 componenti e noi siamo in 3. Gli ho chiesto chi sia la quarta persona e dice “un signore”, sono tutti disegni di sua iniziativa, io non gli chiedo di rappresentare mai nulla.
La famiglia è sempre con il sorriso.
Sono felice che disegni, per me significa che non ha più paura di raccontarsi.
Altra cosa importante che è cambiata ultimamente è che non fa più la pipì a letto di notte, capita solo se ha la febbre.
La mattina cerca un compagnetto per abbracciarlo perché questo bambino molto affettuoso va sempre ad abbracciarlo quando lo vede ed adesso ha iniziato a farlo anche lui.
Ha pianto tutto il primo mese all’ingresso di scuola, adesso ha smesso, si mette in fila e va.
Progressi ne fa, non è fermo.
Con mio marito parlavamo del fatto che per quanto lui vada avanti alla fine non va mai bene, non è mai abbastanza, io credo che lui senta questa pressione. Della serie “io ci provo ma sono sempre sbagliato”.
Adesso vorrei proporgli di ricominciare la danza ma già tempo fa mi disse che non voleva (anche se al tempo si divertiva e la maestra mi diceva meraviglie di mio figlio, che è un bambino buono, intelligente e che fa tutto quello che gli viene chiesto molto divertito).
Oltre a questo mi piacerebbe chiederle se lei ritiene darmi qualche consiglio pratico, non so, lasciarlo dagli zii contro la sua volontà (anche se li sta bene e si diverte poi), cominciare lo sport contro la sua volontà, cioè se mi conviene a questo punto continuare ad avere una condotta più impositiva e far sì che si stacchi da noi in maniera più dura. Noi abbiamo notato che di solito dobbiamo molto imporci, farlo piangere per far sì che si metta alla prova, però per esempio anche davanti scuola le altre mamme si sentono in diritto di dire “poverino, sei troppo dura” e li mi faccio mille domande. Io non sono dura, io so che devo spingerlo e che se accolgo solo i suoi pianti non va da nessuna parte, deve capire che io mi fido delle persone a cui lo affido, che non lo porto al patibolo ma a fare cose alla sua portata. Io credo, nella mia ignoranza, che debba avere alle spalle una mamma sicura, non una che pensa che lui sia un “poverino”. Lui non è un poverino, lui ha grandi risorse, noi ci fidiamo delle sue capacità, lui lo deve sapere. E se piange se ne parla, si asciugano le lacrime, ci si da un forte abbraccio ma poi si va a scuola.
Lui deve crescere e deve sapere che i suoi genitori sono felici di vederlo crescere, sono felici di guardarlo di spalle andare con le sue gambe. Io faccio quello che posso, incluso arrovellarmi la mente ma il resto deve avere le forze di farlo da solo. Provo a dargli sicurezza, a dirgli che ce la fa ma ancora lui pensa di non potercela fare.
Le chiedo nuovamente quindi se è il caso di continuare a spingerlo, a cacciarlo dall’Eden sperando che questo produca ancora effetti. P.S. Ho pianto leggendo le sue parole, grazie!

Rischia di perdere la sua 'illuminazione'... Torni a quella. Deve lasciarlo andare, non buttarlo fuori. I bambini normalmente sono spinti ad andar fuori dalla curiosità e dalla voglia di crescere e conoscere. Se non lo fanno è perché trovano degli ostacoli. Di solito sono gli adulti che glieli mettono, inconsapevolmente, paure, ansie, desideri... Non deve costringerlo, solo cercare di vedere gli ostacoli e toglierli. Come l'acqua che ha il corso sbarrato, toglie qualche sasso e poi si fa strada. Si faccia aiutare da suo marito, cercando di capire cosa ha frenato il bimbo. Come un freno a mano che lo impediva.

Mi creda sono rimasta con gli occhi sbarrati nel leggere il suo messaggio, eppure ho letto molti consulti in cui lei risponde in modo simile. Io cercavo consigli pratici, lei mi ha fatto fare un salto che mai avrei immaginato: non devo cacciarlo ma lasciarlo andare. Sarà molto più complicato capire come fare nella vita di tutti i giorni perché ci sono degli automatismi che forse ormai mi appartengono. Le accennavo qualche messaggio più su che io sono una persona con la tendenza al controllo e su mio figlio ho totale controllo. Spesso se suo padre dice “adesso mangiamo il gelato” ed io dico di no, mio figlio guarda mio marito e dice “papà la mamma dice di no” ed effettivamente se io dico no mio figlio non fiata. Però mi impiccio troppo, un po’ perché sono sempre stata l’unica a dover prendere decisioni su mio figlio e poi perché, parliamoci chiaro, sento di avere una giurisdizione totale su di lui.
Dovrei lasciare andare. Dovrei concedere quel gelato perché l’ha detto mio marito, non dovrei minare la sua autorevolezza. È che occupandomi di mio figlio tutto il giorno dalla nascita mi sento un potere che mio marito non ha diritto di avere. L’altro giorno io non ero a casa e mio marito lo ha fatto andare in giardino con i calzini, quando sono tornata ed ho visto i calzini sporchi e bagnati mi sono arrabbiata con entrambi. Sono sempre io il giudice sommo e supremo anche sulle cose su cui potrei lasciare andare, non va bene, l’ho capito.
Probabilmente il nodo centrale dei problemi sta lì.
Proverò ad essere più leggera e meno controllante, solo nelle cose che davvero sono necessarie. Ne va della felicità di mio figlio e della sua vita e sicuramente anche della mia.
La ringrazio per avermi colpito, la ringrazio per tutto il suo lavoro, lei sta facendo qualcosa di immenso e non so nemmeno se lei questo lo sa. Il gruppo facebook, il suo sito, la collaborazione con Giade. L’ultima cosa che mi permetto di dirle, se me lo concede, è che se ricominciasse a visitare in presenza aiuterebbe molti più bambini e famiglie in modo più specifico, più dettagliato, con più forza è più strumenti. Ci sarebbero anche le sue relazioni oltre quelle del Prof. Zappella, con indicazioni di natura pedagogica, psicologica, perché il cuore dei problemi è vero che sta lì. Tanti genitori non capiscono bene cosa lei intenda davvero, sono sperduti, senza riuscire a trovare una strada. Perché mettersi così tanto in discussione smettendo di guardare i propri figli ma guardando unicamente dentro se stessi non sembra una soluzione. Invece lo è. Questo è ciò che lei può fare seguendo le famiglie anche di persona. Online si può arrivare fino ad un certo punto. Spesso su giade ci si chiede ancora dei sintomi, i segnali, se sono autismo o meno. L’autismo per come oggi viene inteso in realtà è solo un modo per dire che il bambino sta male psicologicamente. È la consapevolezza del disagio che provano i nostri figli che dovrebbe farci cercare una soluzione, non i sintomi. Ma pensare che il proprio figlio stia soffrendo e che lo esterna così non è poi così facile da accettare. Dottore, ci pensi, anche se lei sta già facendo tanto. Grazie immensamente, lei ci sta salvando.

Cerchi di applicare quello che sembra vedere piuttosto lucidamente. Conoscere se stessi, e le conseguenze delle nostre convinzioni ed azioni sugli altri , è sicuramente la cosa più importante da fare. Richiede la capacità di fermarsi, aprire gli occhi e riflettere, invece che precipitarsi a fare cose sulla spinta dell'ansia. Una capacità difficile da raggiungere e da mantenere. Ma almeno tentarci è utile .
Grazie per le sue gentili parole. Le mie capacità organizzative non sono purtroppo all'altezza delle necessità...

Gentile dottore,
Mi ritrovo ancora una volta a scriverle dopo il colloquio con le insegnanti.
Ovviamente un disastro e stavolta hanno accennato a capire il perché dei comportamenti di mio figlio.
Nessun accenno al fatto che ha imparato a leggere, scrivere e fare addizioni e sottrazioni. Tutto cio che sa fare, l’impegno che ha messo per fare questo incredibile salto che è l’ingresso alla primaria non conta un tubo di niente! Non segue, non fa i giochi, sembra non capire, non sta al passo, si perde, non socializza, si fa gli affari propri. Io non so che cosa dovrei fare. Perché anche se mio figlio avesse un’etichetta nella pratica cosa cambierebbe? Se qualcuno dicesse che ha questo o quell’altro il suo non seguire andrebbe bene? Ma poi io dico non capisce i giochi ma capisce come si legge, si scrive e si fanno i calcoli? Comprendo che avere in classe un bambino che sta per gli affari suoi possa essere difficile da accettare per una maestra ma non è che può arrivare qualcuno con la bacchetta magica che risolve la questione.
Mio figlio impara tutto e bene, perché non conta niente? Ma io cosa dovrei fare?
Per quello che riguarda la socializzazione mio figlio ci prova ma gioca in modo infantile e gli altri lo allontanano. Soffre come un cane ed io non posso fare niente.
L’ho fatto studiare tanto per fargli acquisire sicurezza ma non ha avuto nessun valore. Si è impegnato un sacco ed ha raggiunto dei bei risultati e non è servito niente. Ma questo bambino cosa deve fare per essere accettato? Perché non va mai bene per nessuno? Non partecipa ai giochi che fanno a scuola, è sempre assorto, sembra sordo. Tutto quello che non ha è sempre sotto la lente d’ingrandimento ma quello che sa fare non è minimamente importante. Mi viene da piangere per quello che mio figlio è considerato, una continua mancanza, una continua diversità, dovrebbe dire, partecipare e fare sempre il contrario di ciò che fa. Io sono l’unica che crede in lui, lo sprona e lo accompagna, che vede il buono ed il bello, per il resto è un completo difetto. Sono stanca, oggi non l’ho nemmeno fatto studiare, è stanco, ieri è stato male e anche se studiasse per domani non gli servirebbe a niente. Nessuno apprezzerebbe tutte le parole che conosce di inglese. Lo lascerò più in pace, tanto non va bene lo stesso. Non cambierà la sua valutazione.
Per il resto sono molto felice perché ha chiesto di andare più volte a casa degli zii senza noi genitori, non fa più la pipì a letto la notte e tante altre cose che non mi vengono più in mente in questo momento di sconforto.
Noi vediamo la sua crescita ma come sempre non basta.
Io resisto perché tanto non cambierebbe niente ma ho bisogno comunque di capire come devo comportarmi perché qualcosa devo farla. Cioè non posso sembrare la scema del villaggio.
Perche se mi dicono che a scuola mio figlio è una bella statuina io qualcosa devo pur rispondere. Mi serve una guida. Mi aiuti a capire come muovermi.
La ti ringrazio sempre.
Buona serata

Al di là di quello che dicono le maestre, il lasciarlo andare mi sembra che abbia dato i suoi frutti. Io continuerei sulla stessa linea diventando tetragona alle lamentele delle maestre e badando solo a come sta suo figlio. Non occorre che risponda niente alle maestre. Devono occuparsene loro a scuola. Visto che apprende e non disturba, direi che c'è solo da aspettare e vedere .
Si occupi invece del fuori di scuola, osservandolo ma lasciandolo andare, un po' nell'ottica che descrivo nella pagina 'guardami giocare', link nell'intestazione, e lasciandogli fate esperienze di conoscenza del mondo e degli altri, senza forzarlo, come con gli zii...

Dottore,
Il motivo per il quale le chiedevo cosa potessi dire alle maestre riguarda il fatto che sostanzialmente io vedo uno scollamento tra quello che mio figlio ha imparato e l’ importanza che loro gli attribuiscono. Perche secondo loro il suo essere nel suo mondo inficia l’apprendimento anche se legge, scrive e fa i calcoli.A me sembra una contraddizione ed anche una somma boiata!
Ma che significato ha? Quindi è più importante partecipare al giochino in classe perché attraverso quello si apprende ma se lui apprende lo stesso anche senza giochino alla fine non è quella la cosa importante? Ebbene, per loro no ma io non condivido.
Non nego che mi piacerebbe che lui partecipasse, soprattutto per se stesso ma se non lo fa ma va avanti non possiamo lasciarlo un po’ perdere? Io sono stanca ed è solo Dicembre. Ormai la linea
è la solita. Addirittura mi hanno già nominato le scuole medie, che sarebbe in difficoltà, ma dopo 3 mesi di prima?
La frase che mi ha fatto infuriare di più è stata “non ci arriva” e mi creda mio figlio arriva ovunque. Qualsiasi cosa gli spiego io la capisce, non è vero che non ci arriva, il problema che loro non capiscono è che lui non ascolta, se ne sbatte allegramente del giochino, non si diverte, ed è di questo che io dovrò occuparmi, di certo non lo faranno loro perché non hanno gli strumenti che guarda caso io madre che nella vita ho studiato tutt’altro invece possiedo solo perché a me interessa di mio figlio.
Non chiedo che facciano le psicologhe ma nemmeno liquidare la questione come hanno fatto.Mio figlio farà questo ed altro, dovrò portarlo del tutto e definitivamente in questo mondo.

Dottore, mi sono permessa di mandarle dei video su whatsapp perché io sto diventando pazza per l’idea che la maestra pensi che mio figlio non capisca.
Non ci sono anche io nel video ma si vede come interagiamo quando facciamo la matematica, materia che detesta insieme alla maestra e ai suoi giochini. Questo è il bambino che non capisce e non ci arriva. Mi sento dentro un film in cui nessuno mi crede.
Grazie di tutto

Si vede un bambino che fa le sottrazioni , bene, e si diverte anche, con la mamma.... Lasci perdere la maestra e non le dia retta, direi, e continui così con suo figlio. Eviti di avere contatti con le maestre , per un po', anche dopo le vacanze, e vediamo come procede. Il bimbo sembra assolutamente sereno, ed essere partito bene, dopo tre mesi di scuola...
Anche nel secondo video mi sembra tutto a posto, sereno e simpatico a dire 'noi abbiamo fame'... Dopo qualche minuto di addizioni...
Come dicevo lo lasci andare, che poi bisognerà corrergli dietro... E non lo tartassi troppi a fare compiti.

Gentile Dottore,
Consideri che questa è la materia in cui ha più difficoltà, perché in italiano va mooolto meglio, fa i compiti in dieci minuti, legge stampato maiuscolo e minuscolo, scrive le lettere in corsivo nel rigo. Non lascia più quaderni in bianco a scuola, fa tutti i compiti scritti richiesti. A settembre non teneva nemmeno la matita in mano.Ok a scuola non socializza e segue solo i suoi pensieri fantastici. Non interviene nei giochi didattici e liberi. Sono d’accordo che dovrebbe essere più presente ed essere meno egocentrico. Però invalidare tutto quello che ha imparato a velocità supersonica perche non partecipa mi fa arrabbiare come una iena perché così il bambino si demoralizza. Seguiró il suo consiglio, agirò come sempre nel mio ambito cercando di far venire fuori il suo desiderio di essere più presente. Lascerò decantare le cose però è davvero dura accettare che non importa quanto ti impegni, ormai sei catalogato. Come i personaggi di Pirandello, lo stereotipo, la maschera, tutto più facile per gli altri. A nessuno viene in mente di capire chi c’è davvero dietro il personaggio.
Grazie mille per tutto, magari la disturberò ancora.

Gentile dottore
Mi ritrovo a scriverle perché sto notando da qualche tempo delle situazioni che faccio fatica a spiegarmi.
Ultimamente mi sono accorta che è come se convivessero due distinti bambini in mio figlio.
Uno (che è prevalente) che ha come un velo nello sguardo, che è assorto, con una faccia piena di pensieri che lo distolgono dalla realtà. Un bambino ombroso, sembra quasi il viso di un adulto con tanti problemi che percepisce una realtà ovattata. In questi momenti gioca poco, si annoia, non ha tanta fantasia. Si chiude nel mondo dei cartoni (anche se non li vede più). Mi racconta storie dei cartoni e quando gli chiedo se ha voglia di raccontare qualcosa di quello che succede nella realtà mi dice che vuole parlare della fantasia. In questo momenti è anche meno coccolone, meno incline agli abbracci.
Poi c’è un altro bambino (che viene fuori di rado) che si sveglia già contento, mi dice che mi vuole bene, mi chiede le carezze ed ha un sacco di fantasia, si intrattiene a giocare da solo per giornate intere, mi coinvolge nel gioco dicendomi che parte vuole che io faccia, accetta il mio portare il gioco fuori da quello che lui aveva immaginato. Si diverte, salta, corre, inventa canzoni che sa mi possono far ridere. Ma quello che io vedo più di tutto in questo secondo caso è il suo sguardo. Uno sguardo senza veli, senza ombre, spontaneo. Inoltre quando è così ascolta tutto, capisce tutto, coglie tutte le parole della frase, è reattivo, più attento e parla meglio.
Questo è quello di cui mi sto accorgendo ma onestamente non riesco a capire cosa determina l’uno o l’altro comportamento. Non riesco a trovare che tipo di eventi determinino la sua felicità o la sua tristezza.
A volte si sveglia la mattina pieno di ombre e la sera prima era tranquillo e sereno. A volte è pieno di pensieri e poi magicamente cambia e diventa sereno. Queste fasi durano giorni, giorni bui e qualche giorno con il sole.
Ho provato in ogni modo a cercare delle variabili che possano incidere ma a volte la tristezza parte anche durante le vacanze e a volte la felicità parte dopo una paio di giorni di malattia.
La questione è che quando è nel periodo no ed io provo a giocare con lui per farlo “uscire” dai pensieri il gioco è troppo breve, non si concentra, non riusciamo ad andare avanti, spesso si alza e se ne va. Lui proprio in questi momenti non ha la testa per giocare, nemmeno da solo. Ed io so che devo seguire lui nel gioco e non fare di testa mia, ma lui proprio non sa nemmeno come giocare. Se gli chiedo io di giocare come piace a lui mi dice proprio “non so come giocare”. E se io inizio da sola un gioco che a lui piace lui interagisce un attimo e non alimenta il gioco. Mi è proprio chiaro che non ha voglia, che ha altro a cui pensare.
Nei giorni si invece spesso mi dice che vuole stare da solo a giocare, chiude la porta della camera e mi chiede di non entrare.
Dottore, riuscirebbe per favore a darmi un consiglio?
Vorrei riuscire a capire quali eventi determinano le sue reazioni. Oppure sto sbagliando e devo fare diversamente?
Grazie mille per avermi ascoltata.
Buona giornata

Forse bisogna che Lei sopporti che anche il bambino abbia dei momenti no, oltre ai momenti sì, e di rispettare il suo stato d'animo, senza cercare spiegazioni misteriose, ma limitandosi ad essere presente e a disposizione, quando possibile. Momenti di riflessione possono cominciare anche a questa età. I bambini sono scienziati sperimentali e anche filosofi , oltre che artisti ed esploratori del.mondo e delle persone. Ma bisogna lasciargli la possibilità di farlo.

Dottore, grazie per la riflessione.
Io le chiedevo consiglio non tanto per essere invadente nei pensieri di mio figlio ma perche queste giornate/ settimane no lo “rallentano”, non lo fanno vivere bene, non è sereno. In più poi mi devo sentir dire che mio figlio ha problemi dalle maestre per questo suo atteggiamento svampito. Vorrei capire cosa lo turba per poterlo liberare da queste sue paure ma ancor di più vorrei capire cosa lo rende felice perché lui possa sentirsi libero di essere se stesso. E poi perché venga visto per quello che dietro quella corazza si cela e non per uno stupido. Lo so che quando sarà pronto si mostrerà da solo ma vorrei preparagli un terreno accogliente e sereno che lo possa far emergere e a volte non capisco nemmeno io cosa lo rende tranquillo e cosa lo infastidisce. Ieri ad esempio ha fatto i compiti senza troppe storie, oggi una tragedia greca. Cosa è cambiato? Non lo so, non è nemmeno andato a scuola perché è stato poco bene.
Di certo la scuola è il suo grande ed enorme cruccio, probabilmente lo trattano da idiota e lui soffre e continua ad estraniarsi. Devo tenere duro, lo so, ma è difficile pensare di portarlo io stessa al patibolo, in mezzo a gente che non lo capisce.
Ho seguito il suo consiglio sui compiti, quelli che ci sono e senza troppa enfasi, spesso lui stesso mi manda via e dice che vuole farli da solo. Io ovviamente faccio come mi chiede anche se non accetta di buon grado le correzioni alla fine.
Scusi se la sto annoiando, mi annoio da sola ormai.
Grazie ancora per l’ascolto.

Forse vuole fare troppo. Anche per dare aiuto bisogna che ci sia una richiesta, e che il soggetto sia d'accordo. E non so, ma forse proietta su di lui ansia sue.
Ma il padre che dice?

Dottore, il padre vede come me questo dualismo, giorni di tilt e giorni sereni. Solo che lui a differenza mia quando ci sono queste difficoltà si chiede se forse non dovremmo portarlo da qualcuno.
Mio marito si interroga poco e delega agli altri perché crede di non avere le competenze per poter dare aiuto. In più non è un grande giocherellone e quindi quando mio figlio è più in difficoltà non riesce a trovare le risorse dentro di sé per mettersi a giocare con lui e stemperare un po’ la tensione, anzi si innervosisce.
Nonostante gli abbia spiegato che quando vede il bambino nel suo mondo può cercare il modo di entrare in relazione e che è la relazione che lo aiuta, lui istintivamente si irrigidisce.
Quindi dottore, io sono in ansia eccome! L’ansia del peso di continuare a fare tutto da sola come quando mio figlio era piccolo, come è sempre stato.
L’ansia di fare la cosa giusta, l’ansia di prendermi la responsabilità di fare scelte per mio figlio.
Perche per mio marito l’alternativa è solo andare da un medico.
E si, sicuramente voglio fare troppo perché vorrei compensare quello che forse non sto facendo.
Io però ho sempre fatto troppo per lui e spesso non è atata la migliore decisione. Ma stare a guardare ferma mentre le maestre me lo demoliscono mi fa arrabbiare. Se non fosse per loro non mi porrei nemmeno il problema. Sarei molto più rilassata. Ma vedere un bambino già fragile e delicato di suo terrorizzato perché la maestra gli dice che lo manda dal preside se non fa in fretta i compiti mi fa dubitare di tutte le mie scelte. Perché poi devo rimettere ogni volta insieme i cocci per poterlo fare rilassare e tornare ad imparare. Ed io sono stufa e stanca di essere l’unica a farlo. E si, Dottore, io mio figlio non voglio che lo strapazzi nessuno, sono mamma chioccia sicuramente, perché voglio che abbia un ambiente sereno. E nessuno deve permettersi di dire che non ce la fa perché non è così ed in più minacciarlo che la mamma lo mette in castigo (metodo che tra l’altro non si usa dentro casa nostra). Io cerco di costruire ed il mondo distrugge.
Lo so che non lascio correre e non lascio scorrere ma sono stanca e stufa che mio figlio sia alla berlina, che a lui non sia lasciato spazio, che a lui non sia concesso il lasciare correre. Quindi mi giro e mi rigiro sperando di trovare un appiglio che faccia cambiare le cose. Perche l’ambiente sereno glielo dobbiamo fornire solo a casa e a scuola possono permettersi di strapazzarlo? Non lo sopporto, è più forte di me.
Mio figlio non da fastidio a nessuno, è buonissimo, segue le regole, non disturba, lo vedono in difficoltà e non gli fa nemmeno un poco di tenerezza, no lo stressano e basta senza cavare un ragno dal buco. Ma a chi lo sto affidando? Poi torna a casa in tilt, non vuole parlare, non vuole raccontare, non vuole giocare ed io dovrei stare tranquilla?
È come se tutto dipendesse da me, come se io mi imbarcassi da sola in imprese impossibili, come se cercassi di tenere tutto in equilibrio.
Sono stata sincera con Lei, adesso mi dia qualche saggio schiaffo metaforico così come mi aspetto.
Grazie

Buongiorno Dottore, è arrivata la pagella di mio figlio ed ho subito pensato a lei, su 22 valutazioni ha 6 base e 16 intermedio. In condotta ha distinto. Hanno scritto valutazioni buone e che corrispondono alla realtà. Mio figlio non aveva mai preso una matita in mano prima di Settembre. Perché allora mi torturano per quello che mio figlio è? Perché mi hanno fatto vivere mesi nel terrore senza darmi feedback sull’apprendimento che evidentemente è abbondantemente sopra la sufficienza e focalizzandosi solo sul suo essere stralunato? Dottore, sono molto fiera di mio figlio, dal primo giorno di scuola è stato un crescendo di conoscenze e maturità. Volevo condividere con lei la mia gioia anche se i miei interrogativi non avranno mai una risposta. Grazie per essere un punto di riferimento per me. Grazie grazie grazie

Mi felicito con voi e con vostro figlio
Se permette lo condivido con il gruppo facebook citato in alto a destra.
La vostra esperienza può essere utile a tanti genitori...

Dottore, certo che può condividere, conosco molto bene il suo gruppo.
Sono proprio felice anche perché scripta manent mentre le parole delle maestre volant!

Gentile Dottore,
Il calvario ovviamente continua nonostante la buona pagella. Si è svolto il colloquio per commentare la pagella, è andato mio marito perché io non riesco più a reggere mentalmente il fatto di sentire solo cose negative su mio figlio.
Gli è stato detto che didatticamente è ineccepibile e poi giù di commenti sulla sua stranezza. Il tema odierno è che adesso si è aperto con loro e racconta cose che loro non riescono a capire (perché mio figlio non contestualizza bene), che gli racconta scenette facendo le vocine ecc. Noi che lo conosciamo sappiamo bene che questo è un ottimo segnale perché sta cercando di capire il modo per entrare in relazione con loro ma dal loro punto di vista mio figlio è disturbato. Mio marito ha parlato di questioni psicologiche e relative al passato di mio figlio ma ovviamente per una maestra in particolare la spiegazione non è esaustiva. Dottore, siamo davanti ad una cacciatrice di autistici come lei stesso li definisce. Cioè non importa quanto bravo sia perché siccome fa racconti strampalati (per loro che non conoscono il contesto ma non sono affatto strampalati e sono un modo per raccontarsi e divertire) allora è un malato di mente.
Ad ogni incontro le insinuazioni diventano sempre più fitte e ci vogliono chiudere all’angolo. Hanno voluto sapere se abbiamo parlato con esperti. Mio marito è rimasto sul vago perché non sono affari i loro.
Per loro mio figlio non è presente (ma quando mai!!!) perché fantastica ed ora che li rende partecipi di ciò a cui pensa è pure peggio di prima.
Non capisco come faccia ad essere stato il migliore della classe nel dettato senza alfabetiere davanti (zero errori). Cioè fantastica, è in un altro mondo però poi rende e finalmente si concentra ( fare un dettato è faticoso a 6 anni).
Anche in matematica sembra migliorato. Insomma a scuola va bene, è un bambino di cui essere orgogliosi però in pratica è un pazzo, disturbato perché parla a sproposito (secondo loro, mio marito gli ha spiegato cosa sono le cose che racconta). Ho a casa dott. Jeckill e mr. hide e non lo sapevo.
Cioè ogni volta tirano fuori una cosa per cui è un mentecatto.
Prima era nel suo mondo ora che li coinvolge sempre lo scemo del villaggio è.
Mi sento così offesa e direi non so quante imprecazioni e parolacce per sfogare questa rabbia di gente che non capisce niente e non si ferma dinnanzi ad un genitore che parla di risvolti psicologici dicendo “secondo me non sono cose psicologiche “.
Noi siamo sempre più fieri di questo bambino eccezionale che sa fare tanto e bene ma questa violenza io non so quanto ancora riuscirò a tollerarla.
So che al prossimo colloquio sarà sempre peggio e cominceranno a pretendere sempre di più, in realtà la maestra è solo una che non si ferma e sembra un caterpillar.
Come faccio a fermarla? Cosa diavolo devo fare per mettere un confine?
Mi dia un consiglio, non la sopporto proprio più. Questa pensa che ho un figlio psicopatico, mi viene da urlare!
Ho bisogno di consigli pratici, non so fin quando riuscirò a contenerla.
Grazie sempre per l’ascolto

Aggiungo anche: ma dove vogliono andare a parare? Non penso neppure al sostegno, cosa devi sostenere ad un bambino che ce la fa da solo senza problemi? Cioè è per puro piacere di tortura? Vogliono sentirsi dire “è autistico “, “è fuori di testa” così tanto per il piacere di dire “hai visto che ho indovinato?” Come in un quiz a premi? Cioè ma l’obiettivo quale è? Lei che sente di queste dinamiche spesso ha idea perché questo accanimento? Grazie

Signora, può servirvi forse leggere le esperienze di altri genitori e anche i consigli legali bhe trova sul gruppo facebook che io citato, in alto a destra nella pagina .
A mali estremi cambiare scuola, ma il sistema autismo è ovunque, difficile evitarlo. Bisogna resistere e difendersi e proteggere i bimbi.
Tenete presente che maestre e terapisti e dottori passano mentre i genitori restano. Non vale la pena parlate con certe persone. Tenetele alla larga. ,Magari con diplomazia e furbizia, e specialmente consapevolezza dei propri diritti e dei.loro.limiti

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.