Bimbo 2 anni, tunnel autismo

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Salve dottore. Leggo ormai da mesi il suo blog, cercando e trovando in esso sempre parole di conforto. Ora mi sono decisa a scriverle. Ho un bimbo che compirà 2 anni il 1 agosto. Le racconto la nostra storia partendo dalla nascita. M. È nato grande e bello, pesava 4,220kg ed era 54cm, parto naturale, un po’ sofferto, ma cmq tutto bene! I primi problemi sono nati col fatto che per una serie di motivi Il bambino mi fu portato dopo 23 ore dalla nascita, e non riusciva ad attaccarsi al seno perché chiaramente era stato già nutrito con biberon. Qui inizia il mio forte sentimento di smarrimento ed inadeguatezza che mi segue ancora tutt’oggi, non essere capace di nutrire mio figlio adeguatamente è stata una grossa ferita. Il piccolo poi si è attaccato ma non si saziava e quindi abbiamo inserito il latte in formula e ho sempre fatto allattamento misto fino a 7 mesi. Il bimbo a 3 mesi già cercava di afferrare un giochino appeso al suo passeggino, sorrideva a tutti ed era attentissimo a tutto quello che lo circondava. Ho iniziato già a 3 mesi a leggergli piccole storielle e lui si è sempre mostrato interessato ai suoi libricini, tanto che a 7/8 mesi cominciava già ad indicare le figure che gli nominavamo sui libri. Ha cominciato a gattonare a circa 9 mesi, si è tirato su in piedi aggrappandosi ai vari mobili, e si è lasciato definitivamente attorno ai 13 mesi. Quando aveva 10 mesi ha subito un piccolo intervento al frenulo linguale, ritenuto troppo corto e che quindi avrebbe sicuramente danneggiato il suo linguaggio, è stata un’esperienza traumatica, ce lo hanno letteralmente strappato dalle braccia fuori la sala operatoria, e sentivamo il suo pianto straziante che si affievoliva mentre lo addormentavano. Da quel giorno il bimbo ha cominciato ad essere terrorizzato “dall’altro” Non voleva stare con nessuno, nemmeno col padre, solo con me, e se vedeva qualche persona estranea che veniva a casa, si aggrappava a me con forza e piangeva! Tutto questo è durato per 2-3 mesi! In questo lasso di tempo, ci siamo resi conto che il bimbo non faceva ciao ciao con la manina, non batteva le manine, non indicava per mostrare o richiedere (solo se noi chiedevamo “dov’è il cane?!” Sui suoi libricini, solo in quel caso indicava). Cominciamo a chiederci in continuazione ma perché fa così, ma perché questa cosa non la fa? Ne parliamo con la pediatra la quale ci dice che cmq è ancora piccolo, di metterlo al nido e aspettare. Ad ottobre, a 14 mesi, il bimbo inizia il nido, ma ahimè, grande sbaglio, con la mamma. Io sono educatrice al nido e ben pensai di portarlo con me. E così tutte le nostre ansie e paure si sono centuplicate. Inevitabilmente si fa il confronto con gli altri bimbi, M. ha una predilezione per le cose tonde, e adora farle girare ed è anche bravissimo a farlo, e il suo gioco al nido era sostanzialmente questo, far girare palline e cerchietti, ogni tanto si distraeva con qualche altro giochino, costruzioni, libri ecc. però si mostrava ben predisposto alle attività strutturate che proponevamo, dalla pittura, agli incastri o puzzle, e anche durante la merenda si metteva seduto con gli altri bimbi e mangiava il suo biscotto mentre le maestre cantavano. La differenza con gli altri bambini però si nota sempre di più, i suoi coetanei cominciavano a dire qualche parolina, lui invece sembrava anzi non lallare nemmeno più (cosa che aveva iniziato a fare intorno ai 5-6 mesi, ha sempre prodotto molti suoni). Non indicava, non faceva ciao ciao o lo faceva solo quando voleva lui, Non sempre manteneva il contatto oculare e non sempre si girava quando chiamato per nome, ma a dicembre (16 mesi) cominció a battere le mani. Adorava però fare il gioco nel nascondino, si nascondeva dietro ai mobili, dietro le tende, o noi facevamo finta di andarcene dalla porta e lui ci rincorreva, conosceva i gesti delle canzoncine che gli cantavo, con noi era sempre molto sorridente e presente, con gli altri meno, dovevano catturare la sua attenzione altrimenti lui quasi non li vedeva, sia con gli adulti che con i bambini. Cominciarono però altri problemi, il piccolo oltre a smettere quasi di emettere suoni, non mangiava, soprattutto a scuola, e il sonno era sempre molto agitato e ricco di pianti! Non ha frequentato moltissimo il nido, spesso si è ammalato, ed è rimasto a casa coi nonni, che ha sempre adorato, ma che sono anziani e anche loro molto ansiosi.
Detto questo, a gennaio ci decidiamo a portare il bimbo a visita privata da una NPI molto conosciuta, primario dell’ospedale pediatrico della città. Dopo un’attesa di 4 ore in sala d’aspetto, Alle 21 della sera entriamo in questa stanzetta con uno specchio, e inizia questa visita di circa 10 min, in cui la dottoressa osserva che il bambino gioca allo specchio (e quindi si isola) gli dà un gioco composto da un cilindro e cerchi di varie dimensioni che vanno infilati, ma il bimbo li fa girare come una trottola, e solo alla fine li usa funzionalmente, e poi gli da un cavalluccio e un biberon, e lui li butta a terra, e ci spiega che nn ha il gioco simbolico, io però le dico che il bambino non ha mai fatto questo tipo di gioco (aveva 17mesi) e allora prendo il cavalluccio e il biberon e gli mostro come dargli da mangiare, e così lui ripete l’azione divertito. Poi gli fa fare qualche altro giochino cognitivo e lui in quello riesce benissimo. Conclude dicendo che il piccolo ha uno sviluppo disarmonico, troppo avanti cognitivamente e troppo indietro sul piano comunicativo-relazionale, scrive che non usa il pointing che ha una debole risposta al richiamo e uno sguardo lievemente sfuggente, e che quindi ci sono dei campanelli d’allarme per un disturbo del neurosviluppo, e ci indica la neuropsicomotricità per 5-6 mesi e poi un nuovo controllo, mi dice che lo abbiamo intellettualizzato troppo, e che dobbiamo fargli fare di più giochi che lo aiutino a sviluppare il gioco simbolico. Inutile dirle quanto io e mio marito siamo sprofondati nel baratro. Ci attiviamo subito, e nemmeno 10 giorni dopo il bambino inizia psicomotricità in un centro privato, la terapista fin da subito ci dice che il bambino risponde bene, che è presente, ricerca l’oggetto se lei lo nasconde, la guarda abbastanza a lungo, insomma tutte cose positive, e in concomitanza il bambino inizia anche ad indicare quello che vuole e se vede qualcosa che lo interessa. Siamo a febbraio, dopo un mese ci chiudiamo in casa per il covid. Bruttissimo da dire ma, una manna dal cielo! Io il piccolo e il papà obbligati a casa, facciamo tante attività, giochiamo con lui, facciamo biscotti, bolle di sapone, pitturiamo, ridiamo tutti insieme... il bambino Ricomincia a mangiare quasi tutto, dorme benissimo e soprattutto inizia a parlare, inizia con alcuni suoni tipo il coccodrillo come fa? “Bo” Utilizza bo anche per indicare le bolle di sapone, go per dire palla, i versi degli animali, fino ad arrivare a maggio che dice per la prima volta papà e di lì in poi tutto un susseguirsi di nuove paroline! A metà maggio ricominciamo la psicomotricità, ed è un bambino completamente diverso da quello che avevano lasciato, dice tante paroline, è molto presente, lo sguardo non è sfuggente, gioca appropriatamente con i giochi, ma ancora adora far fare la trottola alle cose rotonde, e in più ha una grossa eccitazione motoria, quando è contento o eccitato muove braccia e gambe all’impazzata.A giugno (22 mesi) Decidiamo di fare un nuovo consulto ma questa volta presso un asl, la dottoressa lo osserva per circa 1 ora mentre lui gioca con una psicomotricista. Alla fine ci dice, che per lei il piccolo non ha nulla di neurobiologico, anche se con i suoi tempi ma raggiunge tutte le tappe, fa quello che un bambino della sua età deve fare e dice anche più paroline della media dei maschietti della sua età... dice che per lei la difficoltà è sul piano psicologico, è come se il bambino non riuscisse a far venire fuori la sua persona, e che quindi il bambino non deve fare nulla ma siamo noi genitori a dover intraprendere un percorso per imparare a gestire le nostre ansie, perché lo stiamo inibendo e nn gli stiamo dando la possibilità di crescere e venir fuori come persona. Ci da un gran consiglio che ho letto più volte anche nelle sue risposte “godetevi vostro figlio” giocate con lui, non state lì ad analizzare quello che fa e quello che non fa, non ha nulla di patologico deve solo venir fuori con l’aiuto di mamma e papà! Ci siamo sentiti al settimo cielo, ma anche disarmati, non doveva più fare psicomotricità... lui ha cmq un impaccio motorio, ha iniziato da poco ad arrampicarsi sulle cose, non riesce a salire e scendere dai cavalcabili e restano cmq le sue manie per far fare la trottola alle cose, e questa grande risposta motoria quando eccitato, ma niente per la dottoressa lui non deve fare più nulla per il momento, dobbiamo prenderci del tempo per riprenderci dai brutti mesi vissuti e poi a settembre valutare un intervento su di noi! Oggi a quasi 2 anni il bimbo dice un sacco di paroline e prova a ripeterne sempre di nuove, anche se ancora non le mette insieme, è affettuoso e coccolone ma anche capriccioso. Ricerca i bimbi, quando li vede li chiama,e se viene un bimbo a casa si mostra super contento, anche se poi non ci gioca insieme ma credo sia normale. Adora stare con la gente, anche se piange quando io o il papà andiamo via, ma poi è facilmente consolabile. Si affeziona alle persone, nonni, cuginetti più grandi, e piagnucola quando poi dobbiamo salutarli! Fa i capricci ma si riesce a distrarlo, indica di tutto e di più. Continua a far fare la trottola alle cose, a volte cerchiamo di spezzare distraendolo, altre volte lo lasciamo fare! Abbiamo ancora problemi con il cibo a pezzetti ed è diffidente verso i cibi nuovi. Io adesso mi chiedo, è davvero giusto non fargli fare più nulla? Siamo passati da una quasi diagnosi di autismo, ad una difficoltà psicologica scaturita tra l’altro da noi genitori, io sono una pedagogista, quindi le lascio immaginare quanto possa essere frustrante riuscire a dare consigli sulla genitorialità agli altri, ed essere invece disfunzionale per mio figlio! Inoltre sono terrorizzata da settembre, io ricominceró la scuola e anche il piccolo inizierà il nido, da un’altra parte non con mamma, e ho paura che si ripresentino tutte quelle situazioni e lo facciano ritornare indietro... mi scusi per l’immenso post, ma volevo farle capire bene la situazione!

Commenti

Le ho inviato altri video, abbiamo sempre l’abitudine di leggere un libricino la sera, difficilmente fa leggere noi, vuole sempre leggere lui! Se gioca nella piscinetta con l’acqua ad esempio, gioca a riempire e svuotare i giochi con l’acqua, oppure mette i numeretti colorati nei bicchieri e dice che l’acqua prende il colore dei numeri, però non crea un vero è proprio gioco, e non so come stimolare questa sua mente un po’ rigida, se noi entriamo nel suo gioco, e creaimo qualcosa di divertente lui ci sta, si diverte, ma appena andiamo via non sempre poi lo ricrea se è da solo!

Signora, ho visto anche questi altri filmati. Io credo che la cosa migliore sia lasciar crescere il bambino lasciandolo libero di seguire le sue inclinazioni. Ostacolarlo significa frustrarlo inutilmente e creargli problemi e dubbi su sé stesso, di essere sbagliato, e timori di non essere accettato. Lasciarlo seguire liberamente i suoi interessi e sviluppare le sue capacità liberamente può dargli fiducia in se stesso. Non è prevedibile ora la sua evoluzione futura, ha ancora due anni di materna e non mi sembra il caso di creargli già dei binari bloccati, con sostegno, certificato, terapie, ecc. Invece importante può essere fargli fare esperienze di conoscenza del mondo extrafamiliare, con voi, per imparare come funziona il mondo esterno e le persone, ma spontaneamente, non in modo forzato. Le diagnosi a questa età non valgono nulla e non possono predire il futuro. Molto meglio seguire nel tempo le cose. Cercate di stare con lui per stare bene insieme e godere della compagnia, e non per correggerlo e deviarlo e modificare la sua personalità. L'evoluzione nel tempo aiuterà a capire meglio la strada da fare.

Pagine

_________________________

AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.