Parere su un'intervista sull'autismo

CONSULTI PER BAMBINI ADOLESCENTI E FAMIGLIE

Gentilissimo Dottore,

sono una mamma che si documenta da anni sull'argomento autismo,
avendo un nipote diagnosticato da 14 anni come affetto da 'autismo non
definito'
ed essendo io molto scettica sulla questione per l'estrema 'facilità'
con cui purtroppo
si arriva a queste fantomatiche 'diagnosi' se cosi' si possono definire,
Le chiedo se ha
avuto modo di leggere l'intervista che una attivista autistica di nome
Federica Giusto,
ballerina hip hop arrivata alla diagnosi solo all'età di 32 anni, ha di
recente pubblicato
a sostegno di questo approccio che lei stessa definisce non appropriato
nei confronti
dell'autismo e di tutto ciò che si vuole far rientrare con troppa
superficialità in questo
termine.

Mi ha colpito a distanza di anni di studio sull'argomento, il modo in
cui questa ragazza che
lei stessa con estrema lucidità si definisce 'autistica' e non 'affetta
da autismo' come lei stessa
spiega nell'intervista.

Mi piacerebbe conoscere il Suo parere da massimo esperto in Italia
sull'argomento, se avesse
possibilità di leggere questa intervista, e se la stessa non possa in
qualche modo rispecchiare
esattamente quello che Lei ampiamente descrive nel Suo libro che ho
appena letto 'LA BOLLA SULL'AUTISMO'

La ringrazio infinitamente per l'attenzione.

Cordiali Saluti.

Non ho avuto modo di leggere quell'intervista. Se la trovo le farò sapere.
PS La ringrazio per la stima ma non esageri, per favore...

L'intervista si legge a questo link: https://www.atctoscana.it/intervista-a-federica-giusto-attivista-autistica/

L'intervista riguarda quello che dice di sè la persona in questione, che ha abbracciato la 'cultura' che è sorta da qualche tempo intorno a un concetto di autismo molto diverso, mi sembra, da quello originario ed che ha introdotto termini come 'neurotipici', ecc. Una volta andavano di moda termini come introverso, estroverso, ecc.
Vedo un rischio di confusione nello stravolgere il significato di una parola allargandola a un contesto completamente diverso. Nella confusione si rischia di prendere lucciole per lanterne e a volte si rischia di non vedere pericoli incombenti.

Il mio parere è che io mi occupo di altre cose, cioè di bambini e famiglie che vengono precipitate improvvidamente nella diagnosi di 'spettro autistico' e vedono per questo stravolta la loro vita in maniera spesso irreversibile. Ritengo questa diagnosi un abbaglio storico della medicina, come ho cercato di dimostrare nel mio libro, e cerco di mettere in guardia le persone dal rischio di cadere in questa vera e propria trappola e di proporre invece una modo diverso di affrontare le difficoltà di sviluppo che i bambini possono presentare. E di questo parlo nel libro, nei consulti e negli articoli di questo sito e di quell'altro più vecchio.

Ricevo ancora:

Gentilissimo Dottore,

ho letto il Suo parere sul contenuto dell'intervista,
ma la mia domanda, forse espressa non chiaramente, voleva essere di altro tipo.
A parte l'errore diagnostico, spesso con effetti anche gravi su famiglie e bambini, relativo al fatto di dover far rientrare nello stesso 'calderone dell'autismo' le varie disabilità e difficoltà di sviluppo, transitorieo definitive, pseudo o reali, una volta accertata una qualche disabilità, sia pur in qualche modo legata
all'autismo sotto le sue varie sfaccettature, è giusto considerarle malattie da curare con terapie la cui reale efficacia scientifica è ancora tutta da dimostrare, oppure meglio sarebbe ammettere che il cervello di questi bambini funziona in maniera differente ?
La ragazza dice nell'intervista che ha dovuto affrontare numerose difficoltà sia nelle relazioni che nel privato, cadendo anche in una profonda depressione, per il fatto di dover accettare usi e costumi che per lei erano incomprensibili, quando
bastava semplicemente accettare adeguarsi al suo cervello che funziona in maniera differente.
E forse questa semplice consapevolezza avrebbe risparmiato una serie di sofferenze inutili per la ragazza, la famiglia e tutti coloro che poi l'hanno allontanata sapendo che era autistica.
E' un po' forse questo che nel Suo libro Lei intende anche per 'cambiare l'approccio alle difficoltà dello sviluppo psichico dei bambini ' ?

Grazie per il prezioso sostegno informativo.

No, intendevo di non voler mirare a fare diagnosi sempre di più e sempre più presto, moltiplicando i 'Centri per l'autismo', ma di occuparsi invece dei bambini e delle loro esperienze, per vedere caso per caso quali ostacoli e quali difficoltà possono esserci, di ordine sia medico che ambientale, e se possibile diminuirle.
Poi, dal momento che sostengo con altri che l'autismo (forse) non esiste, come entità specifica - finora non ce ne sono 'prove' convincenti - resto un po' perplesso che alcune persone si presentino come 'autistiche' ( dopo che il nome di 'Asperger' è un po' caduto in disuso anche per le accuse al medico in questione di aver collaborato con i nazisti nella Vienna degli anni 40-45 del secolo scorso) e facciano conferenze, scrivano libri, insegnino all'università, ecc. Temo che le diagnosi che sono state fatte loro siano state fatte appunto con le modalità e i criteri che sono contestati da un numero crescente di specialisti, come scritto nel mio libro e in altri più recenti. Sono quindi diagnosi senza validità. Bisognerebbe non usare più i termini 'autismo', 'autistico', se non forse per riferirsi a sintomi che si possono riscontrare nelle situazioni più diverse. Già oggi questi termini sono usati spesso nelle conversazioni comuni banalizzandoli o usandoli come epiteti o ingiurie, come è successo per altri termini in origine di tipo medico e poi diventati comuni.
Abbiamo bisogno di conoscere più a fondo le cose, e non di accontentarsi di mode più o meno passeggere, credo.

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AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.